domenica 4 ottobre 2009

Alluvioni tra casualità e indignazione

Ho passato il weekend in Sicilia per essere partecipe al lieto evento di un matrimonio in famiglia. Peccato che sia coinciso con i tragici eventi di Giampilieri e Scaletta Zanclea in provincia di Messina.
Il mio disagio è stato solo quello di esser dovuto passare dalle vie di montagna, di notte con la pioggia e la nebbia, per passare da Catania alla costa tirrenica messinese: autostrada, statale e ferrovia interrotte. Due città come Messina e Catania isolate tra loro.
Nel breve tempo libero, ho assistito alle trasmissioni locali che hanno fatto la cronaca degli avvenimenti con tanto di dibattiti e interventi di sindaci, Presidente della Provincia e Ministro dell'Ambiente Prestigiacomo, unico rappresentante del Governo. Lodevole la sua presenza immediata, peccato che abbia fatto sua la filosofia di Berlusconi esternata in altri eventi tragici recenti: quando una giornalista le ha fatto notare che il disastro era annunciato da eventi precedenti di qualche anno prima nello stesso luogo, lei ha ammesso aggiungendo però la colpa alla casualità. Ma si, diamo un tocco di italianità a questi fatti dando la colpa al fato e al destino!
Ho purtroppo rivisto anche la rinascita dei giornalisti aizza popolo contro le cattive amministrazioni, colpevolizzando i cittadini per essere passivi e subire senza protestare. Ma non sono queste le colpe dei cittadini. La colpa vera è quella di indignarsi dopo che questi eventi accadono, facendo finta di non essere i primi attori della corruzione elettorale, che entra in gioco a creare gravi conseguenze alla pari con la corruzione economica. Siamo noi cittadini i primi a chiedere alle istituzioni di chiudere gli occhi quando ci sono di mezzo i nostri interessi. Allora si moltiplica l'abusivismo, i condoni e gli scudi fiscali che non sono altro che lo specchio della società di cui tutti facciamo parte, non solo gli amministratori che noi eleggiamo per curare i nostri interessi.
Ma quali sono questi interessi? Quelli dei singoli o della collettività?
Basta commiserazioni e indignazioni a posteriori!

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