lunedì 18 febbraio 2008

Meno cemento, più recupero

Con i soldi dell’Expo non solo opere faraoniche e colate di cemento, ma tutela dell’ambiente, del paesaggio, dell’agricoltura, delle acque, dei borghi e delle ville milanesi.
Il sindaco Moratti le aveva invitate a far parte della consulta ambientale per Expo 2015, ma tre associazioni ambientaliste hanno risposto no. Niente adesioni a scatola chiusa. Fai, Wwf e Italia Nostra hanno preferito non entrare, per ora, a fianco del Comune nel gruppo che dovrà valutare e mitigare l’impatto ambientale che le opere per l’esposizione internazionale, se Milano vincerà la gara con Smirne, inevitabilmente avranno sul territorio milanese.
«L’invito sembrava più un’operazione di immagine che non un coinvolgimento vero e proprio» dice Enzo Venini, presidente nazionale del Wwf. E dal Fai Costanza Pratesi, responsabile dell’Ufficio studi, aggiunge: «Vorremmo essere ascoltati e portatori di idee, non solo certificatori di idee altrui, e vedere per l’Expo un progetto ambientale forte sul nostro territorio, che ancora non c’è».
Così hanno preferito fare un loro osservatorio esterno, e presentare al sindaco, dopo aver spulciato il progetto di candidatura di Milano, 900 pagine, una serie di punti che ritengono «imprescindibili e vincolanti». Vorrebbero, prima di tutto, la gestione responsabile del suolo, limitando il consumo alle aree ex industriali o già urbanizzate, introducendo forme di compensazione ecologica (solo la cittadella per l’Expo conta 1 milione e 700 mila metri quadrati di insediamento). Poi vedere «un chiaro segnale di volontà di tutela della fascia agricola periurbana».
Altra questione importante, la riqualificazione delle vie d’acqua che già ci sono, abbandonando l’idea di costruire un nuovo naviglio, «impresa costosissima, inutile e di pura funzione estetica». E, ancora, cogliere l’opportunità Expo per lanciare un progetto di recupero del patrimonio monumentale del nord Milano, come villa Arconati, villa Litta di Lainate, villa Reale a Monza - «unica grande reggia europea scandalosamente dimenticata» - , i borghi (Figino, Trenno, Chiaravalle, Ronchetto delle Rane), le cascine, i beni minori. Non ultimo si chiede anche il coinvolgimento delle sovrintendenze al tavolo delle decisioni.
«Noi avevamo l’intenzione di discutere questi punti perché pensiamo che il piano Expo deve rifiutare aspetti non consoni alla valorizzazione e tutela dell’ambiente e dei beni culturali - spiega ancora Venini - . Il sindaco ci ha risposto che era importante adoperarsi per ottenere l’assegnazione, il problema lo avremmo affrontato dopo. Il nostro osservatorio nasce con spirito di collaborazione, ma vorremmo che la sostenibilità ambientale diventasse concretezza anche sul nostro territorio. La preoccupazione vera è che con l’Expo si vada, invece, a distruggere il patrimonio verde attorno a Milano».

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