venerdì 14 novembre 2008

La vivisezione è antieconomica

In un periodo come quello che stiamo vivendo, in cui si tende a vedere la qualità delle cose dall´esborso economico che prevedono, per cui si giudicano migliori quelle più economiche, ci starebbe bene anche una diversa valutazione della ricerca senza animali e della vivisezione.
Partirei già dalla convinzione che la vivisezione non sia etica perché prevede lo sfruttamento, la sofferenza psichica e fisica e la morte degli animali e non sia nemmeno scientifica, come sempre più scienziati riconoscono andando ad ingrossare le fila di quanti già da tempo, sulle orme di Hans Ruesch e di Pietro Croce e di tanti altri personaggi di rilievo, ne chiedono l´abolizione.
Quindi sottolineerei come la vivisezione sia anche più costosa dei metodi senza animali, e l´affidarsi a questi piuttosto che a quella farebbe risparmiare tanti soldi di sovvenzioni allo stato e anche alle associazioni che raccolgono ogni anno milioni di fondi.
Sarebbe un´ottimizzazione della spesa: si avrebbero risultati più rapidamente, con meno denaro "sprecato" (perché i ricercatori servirebbero comunque e le strutture anche), e soprattutto risultati subito spendibili sul mercato, ritrovati che hanno un´utilità immediata.
I test su animali vengono spesso riprovati più volte, per individuare la "vera" risposta tra quelle mutevoli ottenute con questo metodo o per ottenere quello che gli scienziati van cercando per l´uomo in altre specie (diverse dall´uomo fisiologicamente); spesso, le soluzioni così individuate non vanno bene per l´uomo (ovviamente) e producono danni alla salute umana (che devono essere risarciti o che costituiscono un onere non da poco per il sistema sanitario), necessità di nuovi test, ritiri di prodotti commerciali dal mercato. Con le metodologie che non impiegano animali, ma che si basano su tessuti umani tutto questo non accade.

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