martedì 20 aprile 2010

Il mercato drogato dell'ICT e la Pubblica Amministrazione

bit La crisi economica non ha risparmiato nessun ambito. Ormai tutto è interconnesso e direttamente o indirettamente influenzato dalle sorti di una fetta di mercato.
Per favorire l’uscita dalla crisi, Paesi come gli Stati Uniti hanno investito molto sulla green economy con forti indebitamenti dei conti pubblici, altri Paesi hanno incrementato gli investimenti nella ricerca e nella tecnologia. Questo è un po’ quello che il mercato chiede: investimenti nelle nuove tecnologie e nei nuovi mercati economici per uno svecchiamento globalizzato. Ma la crisi economica ha investito anche il mercato informatico, qual’è quindi la situazione dell’informatica oggi? Almeno in Italia.
Anche il mercato informatico chiede un maggiore investimento della spesa pubblica che permetta un’uscita dalla crisi economica del settore. A dire il vero, in Italia si attende che la Pubblica Amministrazione inizi ad investire nella tecnologia e nello svecchiamento dei processi da ormai decenni, senza mai significativi investimenti, almeno rispetto ad altre realtà europee e mondiali. E’ anche vero che il rischio di un investimento pubblico nel settore non si trasformi in un volano economico che permetta l’aumento qualitativo del mercato infomatico in modo uniforme anche negli altri ambiti.
La crisi del mercato informatico di questi ultimi anni non è solo economico per la quantità di domanda, ma è principalmente dovuto alla qualità e al modo in cui l’informatica è valutata dalle aziende. Spesso i sistemi informativi sono associati e classificati come beni di consumo, valutati solo in base alla loro classificazione di costo e non al loro ruolo strategico. Spesso si forniscono servizi pubblici e privati incompleti e caratterizzati da scarsa efficienza, quando non da disservizi. Una spesa pubblica che investa in questo mercato, nella situazione in cui si trova, rischierebbe solo di trovare nuove risorse economiche per un mercato che rimane ad un livello qualitativo basso sia nella domanda che nell’offerta. Solo un investimento che inverta questa tendenza e risollevi la qualità avrebbe la doppia valenza di migliorare la qualità del mercato informatico e di consentire ai fornitori di servizi pubblici e privati di offrire servizi migliori e come conseguenza favorire l’uscita dalla crisi economica.
Il mercato informatico è ormai un mercato dove domanda e offerta si affrontano sul prezzo e il costo più basso senza puntare alla qualità, erroneamente non vista come strategica. Colpe di questa situazione sono individuabili da entrambe le parti. La domanda per quanto detto prima, l’offerta per l’incapacità da parte delle società specializzate di valorizzare la qualità come punto di forza di ciò che offrono. Una concorrenza dell’offerta non basata sulla qualità spinge la domanda ad adeguarsi a ciò che offre il mercato, in particolare con una domanda come quella italiana dove l’ignoranza informatica e tecnologica è diffusa e quindi con poca capacità di valutare quanto viene loro offerto.
Ma come potrebbero gli investimenti pubblici ribaltare la situazione? Cambiando il modo di investire a partire dai propri servizi e facendo da esempio.
Le pubbliche amministrazioni dovrebbero mettere in pratica processi di acquisizione e gestione (procurement) ormai maturi e moderni dove non sia solo la riduzione dei costi l’obiettivo da raggiungere, ma anche l’applicazione sistematica di progettualità che creino servizi efficienti e integrati tra loro. In questi anni la pubblica amministrazione ha progettato in modo scoordinato, frammentario e senza strategia i propri investimenti nella tecnologia. Si è assistito alla nascita di portali di tutti i tipi che non riescono ad offrire quei servizi avanzati che i cittadini e le imprese richiedono. La maggior parte di questi portali si limita a fornire informazioni con nessuna interattività e nessuna integrazione con i sistemi informativi, oppure a trasferire su Internet servizi di sportello senza sfruttare le potenzialità vere dell’essere in Rete.
Inoltre la pubblica amministrazione dovrebbe essere lei a progettare e pianificare servizi di reale importanza strategica per i propri utenti, cittadini e imprese, senza lasciare questo mandato alle imprese del mercato informatico. Questo è un altro meccanismo che si dovrebbe tentare di ribaltare: quello dell’offerta che crea le proposte alla domanda. Deve essere la domanda a formulare richieste ben progettate e pianificate per risolvere le problematiche del proprio settore senza delegare quest’onere. Quindi l’offerta proporrà delle soluzioni il più possibili adeguate a problematiche delle quali non ne detiene la conoscenza approfondita come chi gli sta commissionando il lavoro. Ma questo è possibile solo se chi rappresenta la domanda, formula richieste per risolvere problemi ed offrire servizi alla propria utenza e non per comprare prodotti e servizi dall’offerta. Questo aspetto non è strettamente legato al mercato pubblico, ma al contrario valido per qualunque settore economico e imprenditoriale.
Puntare sulla qualità e al ripristino del mercato di domanda e offerta dove ognuno riprende a fare la propria parte con competenza è l’unico sistema per uscire dalla crisi senza ripiombare in un’altra tra breve.

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