giovedì 18 novembre 2010

Riso Scotti e la produzione di energia inquinata

A Pavia un esempio di come un'azienda tradizionale cerchi nuovi sbocchi economici, ma finisca per approfittarne con truffe e rischio di avvelenamenti.
Tempo fa il marchio Riso Scotti ha pensato bene di creare la società Riso Scotti Energia con lo scopo di produrre energia e calore dalla lavorazione della lolla di riso e da altre fonti rinnovabili. Naturalmente per tale iniziativa la società riceveva sovvenzioni pubbliche.
Un'inchiesta scoperta dal Corpo Forestale di Pavia ha scoperto che negli impianti della Riso Scotti Energia si bruciava ben altro: legno, plastiche, imballaggi, fanghi di depurazione di acque reflue urbane ed industriali ed altri materiali misti che per le loro caratteristiche chimico fisiche superavano i limiti massimi di concentrazione dei metalli pesanti (cadmio, cromo, mercurio, nichel, piombo ed altri).
Inoltre gli accertamenti hanno permesso di accertare che ingenti quantitativi di lolla di riso, anche miscelata con i rifiuti, sono stati venduti illecitamente ad altri impianti di termovalorizzazione, ad industrie di fabbricazione di pannelli in legno e ad aziende agricole ed allevamenti zootecnici (pollame e suini) in Lombardia, Piemonte e Veneto e che la utilizzavano per la formazione delle lettiere per gli animali.
Il risultato finale dell'inchiesta è il sequestro dell'impianto di Pavia, 12 indagati, 7 arresti e la scoperta di un giro d'affari di quasi 30 milioni di euro nel periodo 2007-2009.

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