L'IT consuma energia ma non lo sa
No, non ci si può ritenere soddisfatti dei risultati di una indagine sull'uso, o lo spreco, di energia elettrica nelle imprese tecnologiche mondiali: sono ancora molte, moltissime, quelle aziende che non hanno una policy specifica sull'argomento e almeno metà delle IT company non sanno neppure quanto effettivamente consumano.
Ad affermarlo sono gli esperti della Economist Intelligence Unit che hanno lavorato per conto di IBM al rapporto IT e ambiente, scoprendo che meno della metà delle imprese IT sopra i 1000 dipendenti, il 45%, sta lavorando per ridurre la propria carbon footprint, ovvero il proprio contributo alle emissioni di anidride carbonica, uno dei "termometri" del consumo energetico.
Va detto però che di quelle aziende IT che invece hanno una policy, il 52% non ha ancora fissato obiettivi specifici e solo il 9% aspira da qui al 2012 di diventare carbon neutral, ovvero di bilanciare il consumo con strategie di "riduzione del danno" che portino la footprint in pareggio, un po' come di recente ha confermato di voler fare Dell.
Tra le cause dell'aumento dei consumi energetici nel settore c'è anche il fatto, spiegano i ricercatori, che i consumi di energia non siano considerati un criterio importante nelle politiche di acquisto, il che significa anche che i produttori di tecnologia non sono granché stimolati a realizzare prodotti ad impatto energetico ridotto. Quel che è certo, invece, è che una impresa su quattro ha registrato negli ultimi due anni un aumento dei costi dell'energia, dovuta sia ad un maggior consumo sia alla crescita progressiva dei prezzi dell'energia stessa.
Se vogliamo, è proprio grazie ai costi dell'energia che la questione del risparmio si sta comunque facendo largo. Secondo EPA, l'agenzia per l'ambiente statunitense, nel 2006 nei soli Stati Uniti i server e i data center sono stati responsabili dell'1.5% dei consumi di elettricità dell'intero paese - oltre il doppio dei consumi rilevati nel 2000 - con un valore di spesa di circa 4,5 miliardi di dollari.
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