martedì 22 gennaio 2008

Bruciare biocombustibili può essere peggio di carbone e petrolio

Qualche giorno fa, Angela mi aveva spedito la notizia di un articolo critico sui biocarburanti pubblicato su Science. Adesso lo pubblico qui.

Molti lo sostengono da un sacco di tempo, ora abbiamo anche parole di scienziati a spiegarci che i biocombustibili non sono poi così migliori di quelli fossili. In una ricerca pubblicata da Science di due cervelloni dello Smithsonian Tropical Research Institute di Panama, che ha analizzato 26 tipi di biocarburanti diversi prendendo in considerazione altri fattori oltre al risparmio di CO2, e hanno visto che l’impatto ambientale complessivo di molti di loro può essere maggiore di benzina e compagni.
I due signori, che per dovere di cronaca si chiamano Jorn Scharlemann e William Laurance, hanno applicato un modello Svizzero che considera anche fattori come la perdita di terreno agricolo, di foreste e di biodiversità nel valutare quale coltura o fonte di biocarburante sia la più “ecologica”.
Secondo i due signori, 21 su 26 biocombustibili in effetti emettono il 30% in meno di emissioni di CO2 una volta bruciati, ma appunto guardando un po’ più in là, ben 12 hanno mostrato di avere impatti ambientali più gravi del bruciare benzina. Tra questi i più comuni, l’etanolo da canna da zucchero, l’olio di palma e il diesel prodotto dalla soia.
Invece quelli che si sono comportati meglio sono quelli prodotti da scarti come l’olio da cucina riciclato, o l’etanolo prodotto da erba, legno e sfalci da giardino. Ancora una volta W la raccolta differenziata insomma!

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