I giovani sono vittime

L’ultimo episodio di violenza avvenuto qualche giorno fa a Roma verso una ragazzina di 14 anni o verso il ragazzo sprangato perché di colore, mi ricorda una frase letta anni fa: “I giovani sono crudeli perché altrimenti non sopravvivrebbero nel mondo degli adulti”. È vero, perché i ragazzi che in branco compiono atti di violenza verso coetanei sperando di farla franca, in realtà non sono altro che lo specchio della società in cui vivono. I giovani, siano essi i fautori o i soggetti di violenze da parte di altri ragazzi, sono sempre vittime. Vittime di un sistema da cui arrivano messaggi pericolosissimi, dove è vincente chi riesce a dribblare la giustizia e chi commette un reato acquista visibilità sociale, popolarità e notorietà.
Quando questi messaggi arrivano in strutture psichiche fragili come quelle adolescenziali, dove non sono ancora ben chiari i concetti di morale, senso del dovere e senso del rispetto, può essere destabilizzante e può arrivare a mancare nei ragazzi il senso della realtà e il senso di cosa è giusto e cosa non lo è.
Per combattere l’assuefazione alla violenza e all’intolleranza bisogna immediatamente, a scuola e in famiglia, dare una sterzata nel ristabilire valori di correttezza e di onestà con l’esempio. Il rispetto verso se stessi e verso gli altri si impara anche attraverso uno Stato democratico e meritocratico che, con valide istituzioni scolastiche, non si deve limitare ad accompagnare i ragazzi al raggiungimento di un diploma, ma deve farne uomini e donne preparati e con valori umani di solidarietà e di considerazione per il prossimo.
Fondamento della pedagogia è la frase: “guida con l’esempio”; questo vale più di tante belle parole e mille prediche.

Fonte: Metro - Annalisa Lo Monaco, Psicologa