giovedì 7 agosto 2008

Aiuti di stato alle Poste, l'Ue contro l'Italia

Lo Stato ha indebitamente favorito le Poste Italiane, violando la normativa europea sugli aiuti di stato. Lo ha stabilito la Commissione europea che ha presentato i risultati di un'indagine approfondita, avviata dalla Commissione nel settembre 2006, da cui è emerso che i tassi d'interesse versati dal Tesoro alle Poste hanno conferito un vantaggio indebito all'azienda. Poste Italiane infatti, fino allo scorso anno, era tenuta per legge a depositare le somme raccolte dai conti correnti postali presso il Tesoro, in base al cosiddetto «vincolo d'impiego». Su queste somme depositate nei suoi conti, via XX settembre, come ogni banca, pagava degli interessi. Ma, è questa l'accusa della Commissione Ue, a tassi fuori mercato. Superiori a quelli che avrebbe offerto un mutuatario privato e superiori a quanto Poste Italiane avrebbe ottenuto se fosse stata libera di investire le liquidità sul mercato. La Commissione è giunta alla conclusione che «Poste Italiane ha goduto di un vantaggio economico che ha alterato la concorrenza e inciso sugli scambi nel mercato comune», si legge in una nota. «La legge finanziaria 2007 ha abrogato il vincolo di impiego in capo a Poste Italiane riguardo la raccolta fondi presso la clientela privata e ne ha disposto l'investimento in titoli governativi dell'area euro. Gli interessi corrisposti su tali titoli non configurano aiuto di Stato in quanto non comportano vantaggio selettivo».
Sono invece illegali i rimborsi concessi dal 2005 e vanno quindi rimborsati. «In un settore postale liberalizzato - ha commentato il commissario alla Concorrenza Neelie Kroes - è cruciale garantire condizioni di paritá fra concorrenti. L'aiuto illegale versato a Poste Italiane deve pertanto essere recuperato».

Fonte: ilSole24Ore

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