martedì 18 novembre 2008

Phone center in Lombardia

La Corte costituzionale boccia la Regione Lombardia dichiarando incostituzionale la legge regionale n 6 del 3 marzo 2006 avente per oggetto “Norme per l'insediamento e la gestione di centri di telefonia in sede fissa” (sentenza n 350 del 24 ottobre 2008).
Si tratta della legge voluta dalla Lega Nord e da AN con la quale si dettavano specifiche disposizioni urbanistiche per la localizzazione dei centri di telefonia in sede fissa (phone center) e si definivano specifici requisiti e prescrizioni igienico sanitarie per l’esercizio di tali attività, imponendo agli esercizi già aperti tempi brevissimi per l’adeguamento delle strutture (un anno), pena: multe salatissime e la loro chiusura.
Si trattava di una normativa speciale discriminatoria, già attaccata, oltre che dalle opposizioni in Consiglio regionale anche dal TAR di Brescia, che introduceva norme non applicate per le altre attività commerciali e che mirava a portare alla chiusura molti phone center esistenti, dei quali circa l’80% erano gestiti da immigrati ed impedirne l’apertura di nuovi.
La grande colpa dei phone center era semplicemente quella di essere gestiti e frequentati soprattutto da cittadini immigrati. Insomma, una legge speciale, fuori dallo stato di diritto e contraria al principio di uguaglianza davanti alla legge e uno dei tanti casi, forse tra i più gravi in Lombardia, di razzismo istituzionale.
A seguito di questa legge molti phone center sono stati costretti alla chiusura «per mancata conformazione ai nuovi requisiti (in prevalenza igienico-sanitari e di sicurezza dei locali) disposti dalla predetta legge regionale». Altri invece non poterono essere aperti perché i regolamenti locali di molti Comuni introducevano disposizioni urbanistiche, in particolare per quanto riguarda i parcheggi che dovevano essere disponibili nelle vicinanze dell’esercizio, da renderne impossibile l’autorizzazione. A tal proposito il TAR di Brescia nel suo ricorso evidenziava che nella legislazione vigente non si riscontrano “prescrizioni così restrittive neanche per i locali ove vi è maggiore concentrazione di persone per un tempo di permanenza maggiore, come teatri, cinema o nei locali ove viene svolta attività di somministrazione di alimenti e bevande”.
La legge è stata ampiamente applicata sin dal marzo del 2007 da tanti Comuni lombardi, compreso quello di Milano in cui si è registrata la massiccia chiusura di legittime attività che sono passate da 2.500 a 500 - e la rovina economica dei loro gestori.
Ora la Corte costituzionale, svelando la forzatura operata dalla Regione che aveva introdotto tale norma assimilando le attività di telefonia fissa (di competenza statale) alle attività commerciali (di competenza regionale), riafferma che le attività dei phone center costituiscono a tutti gli effetti attività ricadenti nel Codice delle comunicazioni elettroniche.
Ora le opposizioni in Regione Lombardia porranno il problema del risarcimento dei danni subiti da quei tanti gestori che, a seguito della introduzione di questa legge incostituzionale, sono stati costretti a chiudere.

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