lunedì 16 febbraio 2009

Biomasse per tutti

È tutt’altro che fantascienza l’ipotesi di una strategia globale di approvvigionamento energetico basato sulle biomasse.
Attualmente i combustibili fossili costituiscono circa l’87 per cento delle fonti energetiche ma, secondo le previsioni dell’International Energy Agency, nel giro di un secolo non saranno più sufficienti a rispondere alla domanda mondiale.
La maggiore difficoltà legata alle biomasse sta nell’evitare che la loro coltivazione entri in competizione con i prodotti alimentari, un aspetto che rende irrealistica questa ipotesi agli occhi di molti esperti, soprattutto in considerazione del progressivo aumento della popolazione mondiale.
L’approccio di Metzger della Carl von Ossietzky University di Oldenburg e Huettermann dell’Università di Goettingen ribalta la questione, partendo dall’idea di dedicare terreni attualmente degradati e non adatti alle colture alimentari alla crescita di specie vegetali a sviluppo rapido che andrebbero a bilanciare le emissioni di anidride carbonica associate alla produzione energetica. La quantità di CO2 emessa durante il loro uso non supererebbe così quella richiesta durante la crescita.
Il modello tedesco risponde non solo alla questione energetica ma si pone anche come risoluzione al problema rappresentato dall’erosione del suolo, dalla deforestazione e dall’inquinamento delle acque costiere. In questo modo entro il 2050 sarà possibile destinare 3,6 miliardi di ettari di terreno alla produzione di bioenergia. Lo scenario prospettato, come si legge nello studio, «sarà un passo importante per realizzare i programmi delle Nazioni Unite nella lotta contro la desertificazione e la deforestazione, senza costi aggiuntivi». Ogni paese potrebbe così essere in grado di produrre autonomamente una parte di energia per il proprio fabbisogno, mantenendo contenuti i costi di trasporto.

2 commenti:

Carmelo Cannarella ha detto...

La questione biomasse rimane purtroppo ancora aperta. Effettivamente presenta molti aspetti positivi ma ancora alcuni punti rimangono irrisolti. Molto più spesso di quanto non si creda, per produrre biomasse serve più energia (generata da combustibili fossili) di quanta se ne riesca a produrre con le biomasse. Frequentemente poi, e di questo vi sono molti esempi anche qui nel centro-Italia, la quantità di biomassa disponibile o potenzialmente realizzabile è insufficiente a far funzionare efficientemente un impianto di generazione di energia: di conseguenza bisogna "importare" biomassa con un via vai di camion notevole che consuma energia ed inquina moltissimo. La combustione di biomasse poi non è del tutto "innocua".
Insomma quello che secondo me serve è innanzitutto limitare in generale il consumo e lo spreco di energia; tentare ove possibile di limitare la CO2-mobilità "inutile" (tassare ad es. i SUV, incentivare il telelavoro, ecc...); stimolare l'economia "frugale" (meno consumi irrazionali, meno plastica, più riciclo e riutilizzo); creare un sistema energetico territoriale integrato (biomassa+eolico+solare).

Unknown ha detto...

Sono pienamente daccordo con te con quanto dici nella seconda parte del commento.
Per quanto riguarda gli impianti di biomassa e la loro efficienza e convenienza, penso che dipenda molto dalla dimensione degli impianti. Piccoli impianti possono essere utilizzati se posti vicino alle fonti di materia prima. Esempi pratici ci sono in Trentino in Val di Fiemme.

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