martedì 17 febbraio 2009

Chi vince e chi perde in Sardegna?

L'esito delle elezioni regionali in Sardegna da un quadro della politica italiana chiaro e inequivocabile.
Vincono le persone e perdono i partiti politici.
Vince Berlusconi che si impegna completamente in una campagna elettorale importante e di rilevanza nazionale e fino all'ultimo, durante i primi spogli, non manca di ribadirlo. Ribadisce che se Cappellacci (chi? uno sconosciuto!) vince è merito suo che ci ha messo la faccia e di fatto annulla la valenza dei partiti del Popolo delle Libertà e dell'UdC.
Vince Soru che con il voto disgiunto evidenzia l'appoggio degli elettori alla sua persona, ma non ai partiti che lo appoggiano. Quali partiti? Il Partito Democratico e i suoi generali, non si è speso più di tanto per fargli campagna elettorale. Forse perchè un personaggio forte come Soru è pericoloso per i deboli equilibri del parito? Perchè sono già troppi i governatori e sindaci del PD che hanno un consenso maggiore dello stato maggiore? Veltroni si è limitato a fare una tappa del suo giro per l'Italia in Sardegna, giusto perchè non poteva evitarlo.
Vince il voto di protesta delle persone che non hanno votato o hanno votato scheda nulla o bianca. Questo è forse il dato più significativo dell'esito delle elezioni. Non c'è più una rappresentanza politica degna di raccogliere consensi ed entusiasmare a sufficienza da spingere gli elettori ad andare a votare e dare la fiducia a qualcuno che sia un personaggio di rilievo che ispira ottimismo e che sia appoggiato da partiti che non ispirano cattivi pensieri.

1 commenti:

Carmelo Cannarella ha detto...

Concordo con la tua analisi. Concordo con il fatto che vince chi detiene il maggiore potere mediatico. E' altrettanto vero che i partiti politici non costituiscono più uno strumento "moderno" ed attuale di organizzazione del dibattito politico. Questo forse molti partiti non lo hanno ancora capito. E' vero anche che le formazioni politiche attualmente vincenti sono fortemente monocratiche (PDL, IDV). E' altrettanto vero che in Italia oggi prevale il senso dell'irresponsabilità e quindi si sostiene chi impersonifica questa irresponsabilità. Intendo per irresponsabilità la delega completa della getione della cosa pubblica: la gente non vuole discutere di "problematiche", non vuole fare assemblee, vuole essere lasciata in pace di fare ciò che vuole: anche di evadere il fisco, costruire una casa abusiva, lavorare il meno possibile... Chi oggi in Italia porta avanti un progetto di medio-periodo (politico, ambientale, energetico, etico, sociale) è di fatto un perdente perchè, scontrandosi con la filosofia "dell'ognuno per sè, Dio per tutti" o del "chissenefrega", (che ormai è fortmente radicata, pubblicizzata, amplificata e tramandata di generazione in generazione grazie anche agli spettacolini televisivi o ai vari "natale a...") di fatto finisce con il sostenere politiche impopolari anche per le questioni più ovvie. Che fare allora?

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