Convegni sostenibili
La direzione ambiente della Commissione europea ha sintetizzato e integrato raccogliendoli in una newsletter le pubblicazioni edite da diversi Paesi dell’Unione Europea in tema di organizzazione di eventi. Tutti i settori devono essere vocati a percorsi di sostenibilità e quindi non può venire meno quello dei convegni che su scala europea muove una bella fetta di denaro. In questo modo tale informativa potrà essere utilizzata dagli organizzatori di eventi, al fine di ridurre gli impatti ambientali, economici e sociali.
Ad esempio la guida francese, pubblicata in cooperazione fra tre differenti ministeri, adotta un’analisi tecnica e molto dettagliata su come organizzare una conferenza neutrale in termini di emissioni di CO2 con approccio diversificato a seconda del livello del convegno da organizzare (internazionale, nazionale o regionale). La quantità di emissioni di gas serra sono suddivise per tema: ad esempio il catering, gli spostamenti (che causano il 99% delle emissioni totali) le sistemazioni alberghiere e i rifiuti. La guida, che addirittura specifica l’impatto determinato dalla scelta di frutta e verdura fuori stagione per il buffet, elabora la metodologia per calcolare accuratamente l’impronta ecologica dell’evento.
La guida inglese invece, fornisce suggerimenti in merito a sette differenti sezioni (trasporti, sede, catering, preparazione, eventi sociali, raccolta di fondi e valutazione) e per la scelta della sede suggerisce che sia certificata secondo standard ambientali (ISO 14001).
Le guide tedesca e austriaca molto simili a quella inglese includono però una sezione speciale sull’uso dell’acqua e sui gadget, così come sugli aspetti sociali.
E l´Italia? L’Italia non è pervenuta su questo tema, anche se localmente ad esempio l’Arpat ha creato protocolli ai fini della sostenibilità dei convegni da lei organizzati.
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