giovedì 19 marzo 2009

La realtà mediatica

Nell'ultimo incontro avuto con i partecipanti al GAS (Gruppo di Acquisto Solidale), un'amica garbagnatese e insegnante ha raccontanto una bella esperienza fatta da un gruppo di studentesse di scuole superiori che, nell'ambito di un progetto scolastico, hanno visitato un carcere e i suoi detenuti.
L'esperienza è stata coinvolgente e ricca di spunti di discussione tra i partecipanti alla visita e naturalmente i discorsi si sono intrecciati con i fatti di cronaca.
In particolare su come negli ultimi tempi, alcuni tipi di detenuti abbiano un trattamento molto più restrittivo di altri (niente sconti di pena, niente partecipazione a progetti di recupero ecc), in modo indipendente dalla gravità dei reati commessi, ma legati all'emotività dei legislatori. Il riferimento era ai condannati per molestie sessuali che hanno più restrizioni dei condannati per omicidio. Ed io aggiungerei i rei di clandestinità che pare oggi siano i più ricercati in assoluto.
Il racconto dell'amica termina però con una triste constatazione. Dopo solo poche ore dal termine della visita, le partecipanti sembravano avere cancellato l'esperienza e il coinvolgimento appena avuto. I propri punti di vista che erano di un certo tipo durante la visita, cambiavano dopo poco tempo e si orientavano verso posizioni vicine a quelle dell'informazione di massa.
Da questo racconto è nata una discussione all'interno della quale ci trovavamo molto daccordo.
Viviamo una società dove i media televisivi la fanno da padrone e riescono, con un bombardamento continuo e di volumi massivi, a rendere più reale quello che c'è in TV delle proprie esperienze personali. I giovani, ma anche gli adulti e gli anziani, vivono sempre meno la propria realtà quotidiana che nella monotonia può diventare insignificante e conservano nella mente come verità assoluta ogni informazione che viene ripetuta con insistenza dai media televisivi.
Anche Internet sta prendendo la stessa diffusione e lo stesso potere mediatico delle televisioni e non è un caso che si diffondono sempre più le cosidette "bufale", cioè notizie false ma che colpiscono l'emotività con il fine secondario di vendere qualcosa (es. la maglietta anti pescatore che usa i gatti vivi come esca per gli squali).
Con un potere cosi forte e con delle coscienze sempre meno critiche, anche le fonti di informazione tradizionali come scuola, famiglia, amicizie, oratori, diventano poco incisive o comunque fanno molta fatica a raggiungere dei risultati apprezzabili.
E' vero che si legge molto pessimismo in questi discorsi, ma questo, non solo non toglie la voglia di continuare a dialogare ed esprimere il proprio pensiero, ma deve essere da ulteriore stimolo a farlo ancora di più arricchendolo delle proprie esperienze dirette.

0 commenti:

Posta un commento

Related Posts with Thumbnails