venerdì 19 giugno 2009

Il DDT fa ancora male nel mondo

La rivista Seed ha cercato di rimettere a posto i fatti e le cifre che riguardano l'inseticida DDT messo al bando diversi anni fa: il DDT rimane un veleno per l’ambiente, anche se è efficace nella lotta alla malaria. Uccide gli uccelli impedendo alle uova di fare il guscio, quindi ai piccoli di nascere, in mare distrugge parte delle specie più vulnerabili spezzando la catena alimentare, e anche sugli umani provoca danni anche se non sempre letali.
L’OMS ha qualificato il DDT come “moderatamente dannoso”, lasciando che venisse utilizzato contro gli insetti portatori di malaria. Nel 2007 se ne impiegavano quasi 4000 tonnellate in Africa e in Asia. Ma gli studi pubblicati recentemente su Environmental Health Perspectives rivelano che favorisce il cancro al seno, il diabete, l’infertilità e colpisce il sistema nervoso dei bambini. Questo dimostra che, a distanza di decenni dalle battaglie per la messa al bando, ancora si continua a scoprire effetti negativi del DDT.
Il DDT è un classico esempio di sostanza controversa, che ha effetti dannosi ma anche positivi. Nel caso della malaria, i vantaggi sembrano prevalere sui danni, ma il dato più interessante è la scarsità di dati complessivi e di studi aggiornati. Nelle donne che sono state esposte al DDT prima del divieto (anni ‘50 e ‘60) il rischio di tumore al seno è cinque volte superiore. Tuttavia, i numeri potrebbero essere diversi per quanto riguarda l’impiego del DDT negli ambienti domestici: a differenza dell’impiego in agricoltura e negli ambienti aperti, l’impiego domestico comporta un’esposizione molto diversa e, probabilmente, più dannosa.
Alcuni dati statistici, inoltre, offrono spunti per ricerche da fare: come mai, ad esempio, le popolazioni che vivono nelle zone dove si impiega di più il DDT sono anche quelle che si infettano più facilmente con il virus HIV? Sapere queste cose, e conoscere a fondo le conseguenze a lungo termine del DDT, potrebbe portare a rivedere l’equazione dei costi e dei benefici derivanti dall’impiego di questa stostanza.

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