domenica 27 settembre 2009

Il mio intervento al congresso di circolo del PD di Garbagnate Milanese

Quando ho letto sul Notiziario come i primi iscritti ai comitati per le mozioni hanno orientato la propria scelta, mi è venuto subito in mente un pensiero.
Quello che mi è venuto in mente leggendo l'elenco sul giornale è di un netto schieramento secondo le appartenenze ai vecchi partiti DS e Margherita ad esclusione di poche eccezioni e di quelli che hanno un passato politico diverso.
Allora ho continuato a dire a me stesso che questo schieramento che si è venuto a creare, è uno dei motivi per cui ho scelto di far parte del Partito Democratico.
Il Partito Democratico deve uscire dall'immobilismo che l'ha fatto rimanere in mezzo al guado. Un partito fermo da ormai troppo tempo, mentre intorno c'è un mondo che corre e non aspetta.
Un mondo dove la globalizzazione è ormai padrona dei mercati e dell'economia, quindi delle nostre vite. Questo fa nascere paure che in Italia si cerca di sconfiggere con l'egoismo, la chiusura e il protezionismo a tutti i costi dell'italianità. Leggi aiuti pubblici ad Alitalia come a FIAT ed ENI, oppure leggi che precludono all'integrazione razziale e religiosa.
Tutto questo accade in Italia mentre altri Paesi sfruttano le potenzialità della globalizzazione per uno sviluppo economico in ottica di sostenibilità ambientale, con la crescita negli investimenti per il futuro energetico e il risparmio nei consumi. A tutto vantaggio dei cittadini di tutto il mondo.

Io mi sono chiesto, e vorrei chiedere a tutti quelli che oggi sono presenti:
sapete per cosa state votando?
sapete perchè state votando?

Io mi sono dato una risposta.
Io non sono qui per scegliere delle soluzioni preconfezionate e un leader che le promuova. Non sono qui per partecipare a rese dei conti tra ex DS ed ex Margherita per decidere chi ha vinto nella fusione tra i due partiti.
Io oggi sono qui, per scegliere delle regole democratiche che ci permettano di prendere delle decisioni condivise.
Per scegliere delle linee guida che rendano il Partito Democratico più maturo, più sicuro di se stesso, più libero da condizionamenti interni ed esterni. Una spinta in avanti per fare uscire il Partito Democratico dal guado in qui si è fermato. Altrimenti, nessuno avrà vinto e tutta l'Italia avrà perso una grande occasione.

Se dovessi scegliere delle soluzioni agli attuali problemi italiani, sarei qui ad appoggiare la mozione Marino, perchè è la mozione che entra più nel dettaglio e le soluzioni proposte sono molto vicine a quelle che io ho in testa da tempo e porto avanti nel mio piccolo.
Ma io quelle soluzioni voglio discuterle democraticamente una per una, con delle regole condivise e accettate, per potere decidere una volta per tutte.
Non voglio che si scelga un pacchetto tutto in uno, per poi avere un segretario di partito delegittimato da discussioni continue come accaduto in questi anni.
Così come accadrà alla prima occasione in cui il segretario eletto si scontrerà con un nuovo argomento non affrontato in mozione.
In questo, Marino è contraddittorio perchè da un lato presenta una mozione dettagliata di soluzioni, ma allo stesso tempo parla di decisioni distribuite che dai circoli arrivano al vertice. Ma se io voto Marino per le soluzioni proposte e i circoli decideranno diversamente? Marino sarebbe delegittimato e indebolito politicamente nel portare avanti posizioni e decisioni non sue.Il federalismo dei circoli è molto bello e democratico, ma i circoli devono avere delle linee guida comuni al partito per potere decidere. Altrimenti ci troveremo un nuovo Bassolino in Campania, un mafioso in Sicilia, un nuovo corrotto in Abruzzo, un dalemiano in Puglia e come diceva qui un iscritto qualche settimana fa: arriveremo a doverci vergognare delle decisioni prese da un pezzo del partito di cui facciamo parte. Perchè non possiamo fare finta che quanto avviene in un circolo dall'altra parte d'Italia non ci riguarda. Io NON mi voglio vergognare di fare parte del Partito Democratico.
I circoli devono dedicarsi alla politica territoriale locale, altrimenti disperderebbero le loro forze su obiettivi che non sono loro, ma di chi ha avuto l'incarico di raggiungerli a livello regionale o nazionale.

Delle linee guida le trovo espresse nelle mozioni Bersani e Franceschini, con differenze profonde tra questi.
Linee guida che non sono soluzioni, ma metodi per aiutare tutti i livelli del Partito a prendere decisioni e trovare soluzioni condivise su tutti i problemi che vanno affrontati, attuali e futuri.
Le linee guida che Franceschini propone e lo differenziano da Bersani sono:
- Il proporre un metodo decisionale preciso e non ambiguo, quello più democratico di tutti che è il voto di maggioranza. Metodo che applicato democraticamente prevede comunque il rispetto della minoranza prendendone consigli e critiche in modo costruttivo. Esattamente il contrario dal concetto di democrazia maggioritaria applicata da Berlusconi in Italia e dal nostro Sindaco Marone a Garbagnate Milanese, i quali vincono con il 51% dei voti e ignorano il restante 49% di concittadini!
- Il superamento del concetto di centro-sinistra "con il trattino". NO deciso a partiti di nicchia con il proprio compitino che non sanno andare oltre il proprio orticello elettorale e affrontare tutte le problematiche del nostro Paese. NO a partiti padronali e molto poco democratici, spesso portatori di interessi elettorali e di conflitti d'interesse.
- Alleanze di persone e programmi che tendano a creare progetti condivisi per la comunità e il suo territorio. NO ad alleanze esclusivamente elettorali e successive al voto, perchè è il voto che certifica i programmi e le alleanze che lo presentano. Bersani nella sua mozione afferma in modo esplicito che da soli si fa poco. A mio parere, con scarso ottimismo nelle potenzialità del Partito Democratico, scarsa memoria sulle larghe alleanze programmatiche e quindi poco carisma da leader. In particolare nessuna chiarezza viene fatta su chi potrebbero essere gli alleati e quali "valori" dovrebbero unirci. Infatti nei comitati pro Bersani si fanno già i nomi di DiPietro e UDC, senza dire quali sono gli argomenti comuni. Bene fa Franceschini a non fare nomi, ma a definire quale deve essere il metodo con il quale quei nomi devono venire fuori.
- Ultimo, ma molto importante! Nella propria programmazione e attività politica, NON si deve rincorrere la destra nelle sue esternazioni o nella sua attività, ma presentare una società alternativa, sottolineando le differenze e giustificandole. Dal punto di vista del nostro circolo, vuol dire creare il nostro progetto locale di Garbagnate, ad esempio entrando nei dettagli delle differenze tra gestire un Comune come un'amministrazione pubblica e non come un'impresa privata. Sforzandosi di parlare con un linguaggio comprensibile a tutti e con tutti i canali possibili per dare un'informazione capillare. Possibilmente conoscendo quei canali e sapendoli utilizzare a proprio vantaggio.

Un punto a netto svantaggio di Bersani è la netta e chiara posizione nei confronti del sistema delle primarie. Anche in recenti interviste, un esponente dalemiano della mozione Bersani come Nicola Latorre ha detto in modo esplicito: "Il segretario di un partito devono deciderlo gli iscritti e non le primarie, accade così in ogni paese del mondo, se vinciamo cambieremo lo statuto". E' stato chiaro! Chi tra gli iscritti e gli elettori del Partito Democratico vuole difendere le primarie sa per chi non deve votare.
Aggiungo che Latorre è quello che in una trasmissione su LA7, si fece beccare con un pizzino dato ad un rappresentante del centrodestra per suggerirgli come attaccare in diretta DiPietro, quello con cui adesso cercano alleanze elettorali. Questa, è quella politica che ha generato nel Paese il rifiuto alla politica e creato un distacco e una perdita di fiducia nei partiti che adesso con tanta fatica si dovrà recuperare. Sicuramente non con queste persone!

Le linee guida che Franceschini presenta, permetteranno al Partito Democratico di liberarsi dall'immobilismo in cui si trova e che crea gravi conseguenze per la società italiana. Lo fa con delle linee guida democratiche, coraggiose e di un Partito che vuole finalmente svezzarsi e diventare grande e autosufficiente. Senza bisogno ne di alleati scomodi, ne di una controparte di destra senza la quale non si sa di cosa parlare. Tutto per riacquistare quella fiducia persa senza la quale non si può governare l'Italia.
E' per le differenze che ho trovato con gli altri candidati e per il valore delle linee guida presentate che io voto FRANCESCHINI.

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