mercoledì 14 ottobre 2009

Per avere il nucleare ci saranno tempi lunghi e costi alti

Non esistono ancora delle liste ufficiali di quali saranno i siti italiani individuati e che saranno militarizzati per ospitare una centrale nucleare o un sito permanente di smaltimento di scorie. Alcune notizie stampa hanno fatto questi nomi come i più probabili: Trino Vercellese in Piemonte, Caorso in Emilia Romagna, Monfalcone in Friuli Venezia Giulia, Chioggia in Veneto, Montalto di Castro nel Lazio, Oristano in Sardegna, Termoli in Molise, Scanzano Jonico in Basilicata, Termini Imerese e Palma in Sicilia.
Secondo il Ministro dello Sviluppo Economico Scajola, nel 2013 (entro la fine di questa legislatura, se dovesse durare) verrà posta la prima pietra e nel 2018 entrerà in funzione la prima centrale.
Intanto, oltre alle prime tre regioni, altre otto regioni hanno presentato ricorso alla Corte Costituzionale contro la legge 99/2009 (Decreto Sviluppo), la quale stabilisce che, essendo i siti definiti come strategici, il Governo centrale potrà decidere senza il parere delle regioni. Tra le undici regioni manca all'appello la Lombardia.
Le aziende che per prime parteciperanno alla realizzazione, ENEL e la francese EDF, affermano però che forse nel 2015 sarà possibile cominciare i lavori, quindi forse solo nel 2020 si arriverà a produrre il primo chilowattora nucleare.
Inoltre le due aziende nutrono perplessità sui costi. In particolare chiedono un prezzo stabile, non soggetto alle variazioni di mercato. Questo potrebbe essere garantito con contratti per la fornitura con tempi lunghi e prezzo stabilito a priori. In questo caso l'acquirente, che potrebbe essere anche lo stesso gestore, sarebbe tutelato oltre misura. Infatti se i prezzi del mercato scendono ne avrebbe un guadagno, se salgono si potrebbe rifare facendo ricadere il deficit sulla bolletta dei consumatori finali.

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