lunedì 9 novembre 2009

I "diritti edificatori" non esistono!

In molti comuni italiani si stanno realizzando i nuovi Piani di Governo del Territorio (PGT) che sostituiscono i vecchi Piani Regolatori. A dire la verità con molto ritardo grazie a continue deroghe sulle scadenza di presentazione.
Molti comuni stanno scoprendo che i vecchi piani (risalgono quasi tutti agli anni '70-'80) prevedevano aree edificabili in quantità che oggi si rivelano eccessive. Zone industriali largamente incomplete, zone d’espansione eccedenti rispetto alle necessità di oggi.
Qualche sindaco di buon senso vorrebbe ridurre queste previsioni utilizzando il nuovo piano per riconvertire aree inutilmente edificabili. Purtroppo, da qualche tempo è prevalsa una convinzione: se un piano urbanistico ha dato al terreno una destinazione edificatoria, ha fatto nascere nel proprietario un "diritto edificatorio", che non può essere eliminato se non pagando al proprietario un indennizzo.
Questa tesi è una sciocchezza colossale, eppure su di essa si è progettato, ad esempio, il nuovo Piano Regolatore di Roma.
Una sentenza del Consiglio di Stato (n.2418 del 10 gennaio 2009) ribadisce che questa tesi è del tutto infondata. Il PGT può modificare una destinazione d'uso precedente, anche se è stata avviata ed elaborata la procedura di formazione di un piano di lottizzazione. Il comune deve motivare correttamente la decisione, ma l'unica spesa che dovrà sostenere per la riconversione è quella di eventuali spese legittimamente sostenute dal proprietario. Inoltre è del tutto legittimo da parte dell'amministrazione pubblica, dare una destinazione d'uso agricola a un terreno precedentemente dichiarato edificabile se quel terreno è idoneo per l'agricoltura. Accertare che un terreno è idoneo per l'agricoltura ed impedirne l'edificazione, non significa porre un vincolo, ma attribuire una destinazione d'uso adeguata alle caratteristiche di quel suolo.
Quindi il Consiglio di Stato ci dice che la scelta è semplicemente una discrezionalità comunale. A meno che queste scelte non siano palesemente irragionevoli, non vi è nemmeno l'obbligo di specifica motivazione visto che è sufficiente chiarire quali siano state le scelte generali assunte.
Anche in questo caso, come per altri, il problema è capire qual è la volontà politica che guida le scelte di un'amministrazione pubblica. È infatti con una scelta tutta politica che si può concretizzare quella balla dei "diritti edificatori".
Nella redazione di un PGT, il rischio è che non analizzando il reale fabbisogno, rimangano metri cubi di cemento ereditati da previsioni di piani precedenti mai attuate, riproposti con la motivazione di non "mortificare/intaccare" le aspirazioni di tanti proprietari che contavano sulla possibilità di poter costruire.
Ma le aspettative di pochi privati, bastano per mettere in discussione scelte, anche drastiche e impopolari, che abbiano lo scopo di garantire l'interesse pubblico?
Gli esempi (negativi) di Garbagnate Milanese:
Muore l'area Alfa Romeo milanese
Centro di confusione permanente

0 commenti:

Posta un commento

Related Posts with Thumbnails