venerdì 22 ottobre 2010

Il sistema dei buoni pasto va in crisi

L'associazione dei pubblici esercizi (Fipe), nei giorni scorsi ha lanciato un allarme sul funzionamento della gestione dei buoni pasto con i quali 2,2 milioni d'italiani mangiano durante le pause pranzo lavorative.
Sono già diverse le catene ristorative che hanno deciso di non accettare più i buoni pasto, tra questi Mcdonald's.
Anche i supermercati come Esselunga e Coop non ne accettano più. Carrefour sta per andare nella stessa direzione.
Per gli esercenti i buoni pasto sono ormai diventati una perdita.
Perchè questo sistema non funziona più? Tutto inizia quando un'azienda indice una gara e una società che emette ticket la vince. Per vincere la gara, la società che emette ticket, deve offrire un sconto. Ad esempio, se il buono ha un valore di 5 euro potrebbe aggiudicarsi la gara per 4 euro. Per recuperare lo sconto la società applicherà una commissione all'esercizio convenzionato dove il ticket può essere speso. E' a causa di questa commissione che il sistema perde colpi.
Secondo la Fipe la commissione a carico degli esercenti è alta e il rimborso del ticket da parte delle società emettitrici avviene spesso con un ritardo tale da trasformarsi in perdita.
Per evitare la perdita, chi ha in mano il buono pasto cerca di usarlo presso altri esercenti o presso supermercati. Tutti cercano di non rimanere con i buoni in mano sapendo che prima o poi va incassato e che il ricavato risulterà sensibilmente inferiore rispetto al "valore nominale".
Proprio i supermercati, che spesso sono gli ultimi a rimanere con i ticket in mano, stanno decidendo di non accettarli più per non subire perdite, facendo crollare il sistema.
Pare scontato che l'unico metodo per difendere e mantere in vita questo sistema è quello di garantire il valore nominale senza negoziati al ribasso. Oggi la società che più influisce su questi ribassi grazie alla sua forza contrattuale è Consip, cioè lo Stato per i suoi dipendenti, che da solo tratta ogni anno circa 600 milioni di euro di ticket.

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