lunedì 5 novembre 2007

Stato e Chiesa - 1

In riferimento alla mia lettera a Metro sulla questione rapporti Stato-Chiesa: http://gianlucaaiello.blogspot.com/2007/10/lettere-metro-milano.html
è nato uno scambio di considerazioni tramite mail private, dopo approvazione degli interessati ne pubblico integralmente alcuni interventi.


E' imbarazzante constatare che, solo grazie alle norme comunitarie sulla concorrenza, ci venga fatto notare che l'Italia concede vantaggi fiscali alla Chiesa cattolica.
Si perché di fatto, con l'ultimo decreto Bersani, si doveva abolire il regalo dell'Ici sulle attività commerciali della Chiesa (regalo varato e bocciato a più riprese dal 92 e definitivamente ripristinato dal governo Berlusconi nel 2006), ma grazie ad un cavillo votato a larga maggioranza, l'esenzione, che doveva essere limitata ai soli luoghi di culto senza fini commerciali, è stata estesa a tutte le attività "non esclusivamente commerciali". E' evidente che con questa precisazione ogni attività che abbia nei pressi anche solo una piccola cappella risulta esentata. E' stata stimata una perdita per l'erario di circa 400 milioni di euro all'anno (cioè il 90% dell'ici dovuta non viene versata).
La commissione per la concorrenza di Bruxelles ora vuole conoscere la totalità dei favori fiscali , oltre all'esenzione Ici, che il nostro Paese concede alla Chiesa ed il nostro governo ha varato una commissione interna di studio (non se ne erano accorti?). Probabile una nuova infrazione per l'Italia, l'ennesima.

E' imbarazzante perché ad evitare un simile paradiso fiscale per gli enti religiosi cattolici dovrebbe semplicemente bastare la nostra Costituzione. Dovrebbe.
Io sono andata a riprendere in mano il mio vecchio Codice Civile la cui introduzione prevede la trascrizione dei 139 articoli di cui è composta la Costituzione della Repubblica Italiana, perché a volte la solennità della carta stampata sembra rassicurare e perché è importante rinfrescarsi la memoria, ogni tanto.
Nel lontano 1947 i "padri" si preoccuparono fin dai primissimi articoli di sancire la laicità dello Stato. Oltre all'art. 3 che riconosce pari dignità a tutti i cittadini senza distinzioni anche religiose, nell'art. 7 si dice che lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani e poi recepisce i Patti Lateranensi già esistenti, a regolarne i reciproci rapporti. L'art. 8 dice che tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge, hanno diritto di organizzarsi e i rapporti con lo Stato sono regolati da apposite intese. Infine l'art.20 afferma che le istituzioni religiose non possono essere causa di speciali limitazioni legislative, né di speciali gravami fiscali.

Quindi separazione totale fra Stato e Chiesa, cioè assenza di interferenze religiose dirette in ambito legislativo esecutivo e giudiziario.
Va detto però che il Concordato previsto nell'art. 7 rappresenta una limitazione inaccettabile della sovranità dello Stato perché la modifica dei Patti prevede un accordo consensuale, quindi nei fatti se il Vaticano non lo consente, qualsiasi proposta revisionista non è attuabile. Basti pensare alla motivazione dell'introduzione dell'otto per mille. E' stato istituito nel 1989 dal governo Craxi a compensazione della modifica dei Patti Lateranensi che definivano la religione cattolica come unica religione dello Stato, e ciò era in evidente contrasto con gli art. 3 e 8 della Costituzione che stabiliscono pari dignità a qualunque confessione religiosa.
Ora vorrei ricordare che l'8 per mille è a tutti gli effetti un finanziamento alla chiesa, si tratta di una percentuale delle tasse che vanno a finire nelle casse vaticane a meno che, sul famoso modulo della dichiarazione dei redditi , si apponga la firma per la sua destinazione allo Stato o alle altre confessioni religiose previste (cattoliche) , escludendo organizzazioni umanitarie laiche o enti per la ricerca scientifica. [ a queste si può destinare il 5 per mille , ma questa è un'altra storia ]. Molti non sanno che se non appongo alcuna firma la loro percentuale viene destinata all'istituzione che ha avuto le preferenze maggiori; visto che, come era stato ben previsto, circa 1/3 dei contribuenti non effettua scelte e solo una piccola minoranza sceglie altre confessioni religiose, la Chiesa cattolica arriva ad incassare circa l'85% del gettito. Si tratta di un miliardo di euro all'anno (e da cifre del Vaticano solo il 20% della somma viene destinata a opere caritatevoli). [ …un'ulteriore cifra di questo ordine viene sborsata dallo Stato per scuole, università ed istituti di sanità gestiti da istituzioni cattoliche, senza contare finanziamenti regionali, comunali… ].

Va detto inoltre che gli art. 7 e 8 citano una religione in particolare o altre religioni senza fare riferimento a concezioni filosofiche non confessionali. In altre parole la Costituzione si limita a sancire la libertà di professare la propria religione, mentre la libertà di non credere in alcuna religione viene considerata implicita grazie ad un'interpretazione estensiva dell'art.3. A questo proposito io sono d'accordo con le associazioni laiciste che chiedono che venga espressamente citata anche la libertà di non aver alcuna religione. Esse chiedono anche l'abrogazione degli art. 7 e 8 . In questo modo la religione cattolica verrebbe equiparata alle altre religioni senza più alcun privilegio. Ci sono stati vari tentativi in tal senso a partire dal 77 con una proposta referendaria dei Radicali fino all'ultima proposta di legge del 2002 formulata da alcuni senatori tra i quali Turrone dei Verdi. Mai presa in considerazione.

Riporto un estratto di un testo pubblicato dall'UAAR (Unione degli atei e degli agnostici razionalisti ) che condivido in pieno:
"Con la giustificazione che il cattolicesimo appartiene al patrimonio storico e culturale del popolo italiano (come se allo stesso popolo non appartenessero anche le opposizioni alla Chiesa cattolica o le sofferenze da essa imposte) non ci si accontenta del Concordato. I privilegi economici, di potere e di prestigio concessi dallo stato o da enti locali o altre amministrazioni pubbliche (ospedali, carceri, esercito…) sono innumerevoli. Si va dai contributi alla costruzione di chiese, con annessi centri sociali e campi sportivi, alle sovvenzioni a parrocchie, scuole, corsi, opere pie. Si spacciano per feste civili le feste cattoliche. Poi c'è l'ingombrante presenza di funzionari della Chiesa cattolica in tutte le istituzioni assistenziali, a tutte le inaugurazioni, e così via. Per non parlare della disseminazione di simboli (croci, altarini) in locali pubblici, crocicchi, sentieri di montagna, per lo più in barba a ogni regolamento, per non parlare della toponomastica (strade, quartieri). L'elenco sarebbe senza fine.
Tutto ciò non rende la Chiesa cattolica particolarmente seguita nei suoi insegnamenti (per esempio la proibizione di misure anticoncezionali), ma la rende estremamente sicura come detentrice di potere politico, di potere effettivo, e di quel potere subdolo che proviene dal conformismo e dal modello di cittadino confezionato dal binomio Chiesa cattolica - Partito Cattolico Trasversale. È la conseguenza di un costume governativo e amministrativo sprezzante nei confronti delle convinzioni di una quota consistente della popolazione. "

Trovo molto sconfortante che, nella visione comune, l'etica ed i principi morali sembra siano di uso esclusivamente religioso, come se l'osservanza di principi etici non sia un problema dell'umanità tutta, di tutti gli individui e della collettività. Come se non provengano dalla libera scelta e dalla coscienza individuale. Trovo che troppo pesso la laicità è dichiarata a parole, ma in realtà disattesa .
Come si può garantire la libera scelta di tutti, credenti e non, se non partendo da uno Stato laico, laico anche nella realtà della vita quotidiana?
Questa banale considerazione si scontra con la prova dei fatti, nel concreto le gerarchie cattoliche riescono ad imporre dei limiti alla ricerca scientifica, a negare il riconoscimento dei diritti civili alle coppie di fatto, ad imporre l'insegnamento della religione nella scuola pubblica….e così via
Nel concreto se scegli di non avvalerti dell'insegnamento religioso nella scuola pubblica, scopri che tuo figlio viene prelevato dalla classe, rendendolo immediatamente un diverso, e portato altrove per svolgere le cosiddette attività alternative…per mia figlia alla scuola materna le attività alternative erano la sala del caffè con la maestra! ( …e nel modulo di iscrizione mi si chiedeva persino di scegliere quale tipo di attività gradivo tra le varie proposte).
Nel concreto come lo spieghi a tuo figlio il perché in classe sopra alla lavagna c'è un simbolo cattolico se la sua scuola è pubblica? Come gli spieghi perché la sua scuola pubblica è stata intitolata a K Wojtyla?
Nel concreto se scegli di non sposarti sei privato di alcuni fondamentali diritti civili.
Nel concreto le minoranze religiose ed etniche vengono private dei loro diritti.
Nel concreto gli atei in Italia sono 9 milioni e gli omossessuali 5 milioni, in totale il 20% della popolazione italiana discriminata dai "valori" cattolici….e così via, ancora.

Per ora ci "accontentiamo", dell'Unione Europea che sanziona il nostro Paese in nome delle regole sulla concorrenza. E ci accontentiamo che nella Costituzione europea non venga fatto riferimento alle presunte "radici giudaico-cristiane" del continente (non sono le uniche, perché non le radici greco romane, o del rinascimento o dell'illuminismo?... e non è scontato considerarle positive…), ma ad un più vago riferimento alle "eredità culturali, religiose ed umanistiche dell'Europa".
L'ultima versione del trattato europeo (che supera gli stop dati dagli esiti referendari della Francia e dei Paesi Bassi nel 2005) che sarà firmato il prossimo dicembre e che, dopo la ratifica di tutti i 27 Paesi, entrerà in vigore nel gennaio del 2009, conferma però il criticato art. 52 con il quale vengono rispettati i concordati con le chiese previsti dalle legislazioni degli Stati membri e lascia aperto un canale preferenziale accordando alle istituzioni religiose il diritto di essere consultate per tutte le questioni etiche.
Accontentiamoci. Verranno tempi migliori?

Angela F.

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