lunedì 10 dicembre 2007

Menu etnico a scuola

Finché si tratta di sushi o tempura, o di kebab, tutto va bene. Anzi, fa fino!
Forse non tutti se ne rendono conto ma la società evolve a ritmi ben più veloci del nostro recalcitrare di fronte alle novità. Botteghe cinesi di cianfrusaglie, per lo più taroccate e dannose, spuntano ovunque. Mentre viceversa i ristoranti cinesi vanno scomparendo, sull’onda lunga dell’influenza aviaria che ci avrebbe – secondo i catastrofisti – decimato nel giro di pochi mesi… aumentano i take away di delizie indiane, pakistane, giapponesi e via dicendo: tra riso basmati, falafel e dolci egiziani al miele e datteri.
A tal proposito l’ignoranza abbonda. Tanto che persino sulla cucina inglese (e l’Inghilterra non fa parte dei “reietti” Paesi extracomunitari…), Antonio Caprarica ha sentito la necessità di dedicare un intero capitolo del suo bestseller “Dio ci salvi dagli inglesi… o no?”, per sfatare pregiudizi e luoghi comuni. Figuriamoci cosa possiamo saperne delle prelibatezze del Bangladesh?
Perciò mi sono stupito della reazione di tanti, troppi, genitori indignati all’idea (bella!) delle mense scolastiche di proporre, una volta al mese, un menu etnico. Una nonna, tra le più accudenti e impegnate nella gestione dei nipotini, ha detto: “Ma insomma, sono loro o noi a doverci integrare?”. Bè, probabilmente entrambi. La culinaria è un’arte, come tale va rispettata. Se le mie figlie Alessandra e Francesca, al ritorno da scuola mi parleranno emozionate di lenticchie al curry e budini di riso, io sorriderò compiaciuto.
Qualche ottuso consigliere comunale o scolastico andrà affermando che gli esperimenti non si fanno sulla pelle dei bambini. Se sono esperimenti di tolleranza e, soprattutto, di arricchimento culturale, perché no?

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Beh io lascerei gli esperimenti culinari a carico delle famiglie. E mi chiederei (senz'altro lo avrete fatto) se la qualità del cibo che propongono nelle scuole sia sufficiente o meno.
Prima di pensare a nuovi piatti etnici per i nostri piccoli magari andrebbero preparati e serviti piatti della tradizione cucinati a dovere.
Ogni giorno per tornare a casa passo davanti ad uno di quei take away arabi e mi chiedo ...

1) ma perchè quelle spezie che usano "puzzano" così tanto ?
2) ma i controlli ASL non li fanno mai ?
3) il posto è sempre vuoto ... come fa a tirare avanti ?

Comunque mio figlio è ancora impegnato a capire se gli piacciono o meno le pappe ... e quindi sono ancora lontano da problemi di questo tipo.

Detto ciò, viva lo gnocco fritto !!

Anonimo ha detto...

Viva lo gnocco fritto perché dopotutto ti piace la cucina cinese? Qualche piatto di quelli invece intensamente speziati forse dovresti provarli, potrebbero sorprenderti positivamente :-)
I controlli dell’Asl sono auspicabili in tutti i locali da chiunque gestiti, ricordo qualche episodio poco edificante che ha riguardato ristoranti di cucina ‘italiana’.
Per quanto riguarda le mense scolastiche è giusto chiedere la qualità del servizio che però passa anche dalla varietà. Troppo spesso i menù sono scarsi di verdure e legumi, ricorrere anche a qualche piatto di altre tradizioni potrebbe andare in questa direzione ed essere una scelta salutare oltre che di integrazione culturale.
angela

Massi ha detto...

.... beh lo gnocco fritto è emiliano non cinese ...

d'accordo sulla varietà ... la cucina italiana ne è un esempio mondiale !! :-)

Massi

Unknown ha detto...

Ho toccato un tasto dolente che mi ha permesso di tirare in ballo Massimiliano e la sua preferenza per la cucina e i ristoranti italiani.
Penso che comunque le mense scolastiche pecchino di varietà in generale. Tempo fa a Garbagnate c'era stato un progetto con il quale si proponevano vari piatti tipici regionali (orecchiette, pizzoccheri ecc.). Provato una vota, morto li il progetto.
Purtroppo non ci si rende conto che anche il momento del pasto nella mensa scolastica debba essere un momento di educazione, alimentare in questo caso, durante il quale gli studenti imparino a diversificare ingrendienti e gusti. Il più delle volte le mense assecondano le richieste per paura di proporre cose che ai bambini non piacciono e che i genitori fanno fatica a introdurre nei pasti.
E' risaputo che ai bambini piacciono poco legumi e verdure, mia figlia non è da meno, ma basta presentarle nel modo giusto e ripulisce il piatto. I dietisti scolastici dovrebbero fare il loro mestiere, altrimenti se ne può fare a meno.
Per quanto riguarda l'igiene concordo sul fatto che in ambito pubblico ci siano molti controlli e più sicurezza di quanto si creda, mentre in ambito privato non ci siano differenze tra ristoranti italiani e non. Basta leggere le statistiche dei controlli NAS.

Anonimo ha detto...

Si, a Garbagnate i buoni propositi in fatto di educazione alimentare ci sono, ma a quanto pare si scontrano con l’insormontabile bisogno di assecondare genitori allarmati da piatti unici ed ansiosi che al costo del buono pasto pagato corrisponda un’adeguata proposta di primi e secondi ‘sostanziosi’. Le verdure confinate a contorno, in gran parte quasi regolarmente rifiutate.

L’offerta si adegua alla domanda. Ma come cambiare la domanda se proprio chi ha il compito di educare, getta la spugna?

angela

Unknown ha detto...

Parlare di educazione introdurrei un altro argomento che va fuori tema rispetto all'articolo.
Ma è effettivamente vero che troppo spesso è più facile demandare l'educazione all'ambiente scolastico dove ci sono delle persone "esperte" che hanno studiato per quello. Ci si dimentica però che la prima e più importante educazione deve esserci nell'ambito familiare con tutte le difficoltà che ci sono.
Durante le riunioni genitori/educatrici dell'asilo di Alessandra, un denominatore comune salta sempre fuori: a casa i bimbi sono delle pesti sempre a sfidare i genitori, all'asilo sono tutti bravissimi o quasi.
Sono sicuro di non spaventare Massimiliano :-) , è vero che educare in famiglia è più difficile per i genitori, ma è quello che andrebbe fatto sempre. L'educazione scolastica dovrebbe solo essere complementare.

Massi ha detto...

Gianluca sono perfettamente in linea con il tuo ragionamento.

L'educazione è uno dei compiti principali della famiglia. Una delle cose che più mi fa imbestialire è la difesa ad oltranza (con i paraocchi) dei genitori dei propri figli. Quando non vanno bene a scuola è sempre colpa del professore / maestro che ce l'ha con il figlio / figlia o che non è capace di insegnare. Ai miei tempi prima di tutto mi prendevo una bella lavata di testa per i voti e poi i miei genitori avrebbero parlato con gli insegnanti per capire oggettivamente le difficoltà.
Ora invece ci si scandalizza quando gli studenti non portano rispetto agli insegnanti (ed in generale alle istituzioni) quando sono i genitori i primi a minare la loro autorità a casa.
Non mi spavento per nulla, anzi la trovo una splendida sfida! :-)
Ciaoooooooo

Anonimo ha detto...

è verissimo. sembra che dire no ai figli sia diventato troppo faticoso anche per chi, a suo tempo, di no ne ha sentiti tanti. Siamo figli di quei severi genitori o figli di qualcos'altro?

angela

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