mercoledì 27 febbraio 2008

Liberali e conservatori

Gli scienziati politici e gli psicologi hanno sempre notato delle differenze nei profili motivazionali e cognitivi delle persone con orientamenti liberali e conservatori.
Attraverso decine di studi si è visto come i conservatori siano più strutturati e persistenti nei loro giudizi e nel loro decision-making, come indicato dai punteggi più elevati delle misure psicologiche per i bisogni personali di ordine, struttura e chiusura.
Al contrario i liberali riportano dei livelli più alti di tolleranza per le ambiguità e le complessità e una maggiore apertura a nuove esperienze.
Dato che queste associazioni tra orientamento politico e stile cognitivo sembrano essere addirittura ereditabili, dando segnali sin da bambini e rimanendo stabili lungo tutta la vita, alcuni ricercatori delle Università di New York e di Los Angeles hanno ipotizzato che l’orientamento politico potesse essere associato a differenze individuali in un particolare meccanismo neurocognitivo chiamato conflict monitoring.
Questo processo, analizzabile attraverso uno speciale elettroencefalogramma, evidenzia una singolare attività in un’area cerebrale, la corteccia cingolata anteriore, quando la risposta a un particolare test che un soggetto deve dare è contraria a quella che vorrebbe dare. In questo modo si può osservare quanto un soggetto si senta in conflitto con se stesso e quali siano le sue capacità ad adattarsi a una situazione nuova e sconosciuta. Gli studiosi hanno trovato che l’orientamento politico era fortemente correlato all’ampiezza dei segnali registrati durante una situazione di conflitto: positivamente per i conservatori e negativamente per i liberali. In pratica la corteccia cerebrale analizzata si attivava maggiormente nei cervelli dei conservatori quando erano riluttanti a rispondere al test. Il cervello dei liberali, al contrario, non si perturbava troppo di fronte alle nuove situazioni.
Ma non solo: i liberali erano anche in grado di fare meno errori dei loro avversari politici, probabilmente perché meno ansiosi di fronte alle nuove situazioni. Questo studio è il primo in assoluto a connettere le ideologie politiche a un meccanismo neurologico così specifico e dimostra come oggi sia possibile stabilire come dei concetti astratti possano riflettersi in una funzione cerebrale misurabile oggettivamente.

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