martedì 26 febbraio 2008

Popoli indigeni, diritti universali

Sono stati 143 i voti a favore che hanno permesso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a New York, di approvare la Dichiarazione universale sui diritti dei popoli indigeni. Un accordo storico, raggiunto lo scorso settembre dopo 22 anni di trattative e nonostante l’opposizione di paesi influenti come Stati Uniti, Nuova Zelanda, Canada e Australia.
È stato quindi finalmente riconosciuto il diritto di queste popolazioni a mantenere e rafforzare le proprie istituzioni, culture e tradizioni e a perseguire il modello di sviluppo coerente con le loro aspettative e necessità. È stato inoltre formalizzato il diritto all’autodeterminazione e al controllo delle risorse naturali, riconoscendo agli indigeni un ruolo fondamentale nella salvaguardia ambientale e nella promozione della sostenibilità.
Sulla scia della dichiarazione, e a un mese di distanza, si è svolto a Chimore, in Bolivia, un summit che ha visto unirsi circa mille rappresentanti di popoli indigeni nell’approvazione di un documento comune per una lotta in difesa della “madre terra” e delle risorse naturali. All’incontro, al quale ha partecipato anche il premio Nobel per la pace 1992 Rigoberta Menchù, si è parlato della minaccia della deforestazione e della privatizzazione delle terre che sta creando numerosi conflitti fra le popolazioni, i governi e le multinazionali interessate allo sfruttamento delle risorse naturali, soprattutto in America Latina.

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