venerdì 7 marzo 2008

Casa matta - 2

Segue da: http://gianlucaaiello.blogspot.com/2008/03/casa-matta-1.html

L’analisi del mercato del settore residenziale nel 2006 conferma la maggior crescita del volume di compravendite nei comuni della provincia e anche la progressiva riduzione della quota di mercato delle città capoluogo: meno quattro punti percentuali rispetto all’anno 2000». Questa riflessione dell’OMI, se analizzata in termini di impatto sul territorio, è allarmante.
Il processo di “svuotamento” delle metropoli ne determina, in realtà, solo un mostruoso allargamento. In un paese in cui le strade sono da sempre insufficienti per garantire una normale viabilità, in cui il tasso di utilizzo dei treni (e la loro qualità) è decisamente inferiore al resto d’Europa e in cui il potere è in mano ai palazzinari (che non di rado entrano in politica o la sostengono attivamente), la fuga dalla città si materializza in un allargamento della stessa, che segue i cittadini fin nei comuni limitrofi.
Le conseguenze non sono ancora chiare a tutti, ma non tarderà il momento in cui anche i politici e i cittadini meno attenti si renderanno conto che l’acqua scarseggia e che la qualità dell’aria e della vita nell’hinterland è persino peggiore di quella delle città. Perché, seppure congestionate, le metropoli hanno comunque strutture e anticorpi per reagire; i comuni periferici (dove un immobile residenziale ha ormai un prezzo oscillante tra i 2.500 e i 4.000 euro al metro quadro), invece, rimangono sostanzialmente dei paesotti che si allargano a macchia d’olio ma che non vengono dotati di risorse su rotaia per far fronte alle esigenze dei pendolari.
Le strade statali e provinciali, così, si congestionano, e lo stress della città, cui si sommano decine di chilometri di percorrenza al giorno, non lascia neppure per un istante il cittadino in fuga.
Il mattone è però anche un ottimo sistema per verificare se esista ancora il divario tra le tre macroregioni dello stivale. Secondo gli ultimi studi in materia, il numero di manufatti edili cresce ogni anno maggiormente al Nord (2,06 per cento), seguito dal Centro (1,88 per cento) e dal Sud (1,20 per cento), il che rappresenta, se vogliamo, anche una mappatura fedele delle due Italie in cui economicamente continua a essere suddivisa la penisola. Questi dati, però, si riferiscono alle costruzioni regolari e non a quelle abusive, settore in cui invece l’Italia si rovescia e il Sud primeggia sul Centro e sul Nord. In materia di abusivismo, i dati sono inquietanti. Nel decennio compreso dal 31 dicembre 1993 (ultima data utile per l’ammissione di immobili al condono – il primo berlusconiano) alla fine del 2003 sono state realizzate in Italia oltre 200.000 nuove abitazioni abusive. E altre 230.000 case erano sorte nel giro di appena due anni (1983/84) come conseguenza delle voci che anticiparono ampiamente il primo condono, quello craxiano del 1985.
Il terzo condono in vent’anni, il secondo berlusconiano, quello del novembre 2003, ha dato nuova forza ad abusivisti e mariuoli di tutt’Italia se, come ha denunciato Legambiente nel rapporto Ambiente Italia 2006, «140.000 edifici fuorilegge sono stati costruiti dal 2001 al 2005» nel nostro martoriato paese. Ormai è difficilissimo trovare un immobile che non abbia subìto “aggiustamenti”, a volte sanati, altre in attesa di sanatoria, altre neppure.
Gli agenti immobiliari dovrebbero essere i garanti (anche contro gli abusi) di chi acquista. Invece costoro rappresentano non di rado uno degli anelli più deboli e negativi della “catena immobiliare” nazionale. Basti pensare che, secondo i dati della FIAIP, la Federazione Italiana Agenti Immobiliari Professionali, che raggruppa gli addetti del settore (quelli “in regola”), le persone abilitate a svolgere i compiti di mediatore sono circa 11.000. Un dato impressionante. Destinato ad aumentare a dismisura, poiché il 13 luglio 2007 la federazione di categoria ha approvato la nascita del “praticantato professionalizzante”, «un percorso professionale con il quale il “giovane agente immobiliare” si formerebbe per accedere alla professione con pratica, corso di formazione e verifica finale» (da un comunicato stampa ufficiale pubblicato sul sito della FIAIP).
Una sanatoria (anche qui!) in piena regola, se si pensa che, durante un’intervista di qualche tempo fa, il presidente della FIAIP, Franco Arosio, aveva ammesso che in Italia sono attive circa altre 55.000 persone, soprattutto ma non solo giovani, che svolgono il mestiere in modo «abusivo».
Questo non vuol dire che gli “abusivi” spuntino da sotto i tombini nelle notti di luna piena: spesso, infatti, lavorano per agenzie in piena regola, pagati a provvigione e privi di qualsiasi formazione e referenza. Così muore una professione che una volta, in definitiva, era svolta in modo diverso e magari ancora attribuiva un valore alla stretta di mano.
Certo, il sensale vecchio stampo non aveva tesserino in tasca e spesso, quando vi portava a visitare un immobile, arrivava sporco dalla vigna. Ma non percepisca certo il tre (o quattro) per cento dal compratore e altrettanto dal venditore (malcostume solo italiano) e valeva ancora qualcosa, la stretta di mano... Oggi, hai persino il timore che gli agenti immobiliari ti soppesino l’arto e lo mettano in vendita a tua insaputa su internet.

Fonte: Modus Vivendi

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