Acqua di rubinetto: agli italiani non va giù
Crisi o non crisi economica, per l’italiano consumatore, l’acqua minerale, naturale o gassata che sia, purché non di rubinetto, non si tocca. I dati raccolti dall’ultimo rapporto di Legambiente “Un Paese in bottiglia” parlano chiaro: “Il nostro, è il Paese in cui si ha il maggior consumo di acqua in bottiglia nel mondo, con 194 litri pro capite solo nel 2006 (oltre mezzo litro a testa al giorno) - si legge nel dossier- Un dato in costante aumento che si è triplicato in poco più di 20 anni (nel 1985 erano appena 65 litri) e con esso anche il volume di affari per i produttori di acqua minerale è aumentato e di molto.
Ma perché agli italiani non piace proprio l’acqua di rubinetto? Secondo Legambiente oltre ad una questione di gusto e sapore dell’acqua, viviamo una pressione continua dovuta ad una martellante campagna pubblicitaria (dai dati di Altreconomia risulta che in Italia nel 2005 le aziende hanno investito in pubblicità circa 124 milioni di euro, una cifra 4 volte maggiore rispetto al 1990, quando i consumi pro capite erano poco più della metà di quelli attuali): “e sostanzialmente alla sfiducia nei confronti dell’acqua distribuita attraverso gli acquedotti piuttosto che al miglioramento delle condizioni di vita e ad una crescente ricerca di beni salutari, come invece sostenuto dalle industrie del settore”.
L’altra faccia della medaglia è che le industrie delle acque minerali godono di ottima salute: secondo Beverfood nel nostro Paese nel 2006 erano attive 189 fonti e 304 marche di acque minerali in grado di generare un volume di affari di 2,2 miliardi di euro, grazie all’imbottigliamento di 12 miliardi di litri di acqua, a fronte - come sottolinea il dossier - di investimenti molto bassi. Ad oggi sono solo 8 le Regioni in cui è previsto un pagamento proporzionale agli ettari in concessione e ai litri prelevati o imbottigliati: Basilicata, Campania, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Umbria e Veneto.
Anche se per lo più si tratta di cifre molto basse, come i 5 centesimi ogni mille litri in Campania o i 30 centesimi della Basilicata. Nel Lazio si pagano invece 2 euro e la cifra varia se si utilizza il vetro per le bottiglie o se si attua il servizio di vuoto a rendere. Ad oggi il canone più alto per volume imbottigliato si paga in Veneto, con 3 euro ogni mille litri.
Da non dimenticare, infine, che le acque in bottiglia hanno un impatto devastante sull’ambiente, considerando che secondo i dati di Mineracqua per produrre le bottiglie di plastica per le acque minerali sono state utilizzate 350mila tonnellate di PET, si può stimare un consumo di 665mila tonnellate di petrolio e un’emissione di gas serra complessiva di circa 910mila tonnellate di CO2 equivalente e che solo il 18% delle bottiglie di acqua minerale viaggia su ferrovia.
Il punto è che solo il 2% degli italiani beve acqua di rubinetto. Va bene il marketing e la capacità di vendere, ma forse un consumo così eccessivo di acqua minerale in bottiglia vuol significare che proprio gli italiani non hanno fiducia in quella che sgorga dal rubinetto e che dunque il vuoto lasciato dalla mancanza di fiducia tra istituzioni e cittadini è enorme. Come fare a riconquistare la fiducia nel rubinetto di acqua potabile?
Vero - Falso dell’acqua del rubinetto
L’acqua ha sapore di cloro
Vero. Ma per far sfumare il cloro si lascia decantare l’acqua in una brocca di vetro
Le acque di rubinetto sono troppo ricche di minerali e poco adatte per quelle diete povere di elementi nutritivi come sodio, magnesio o potassio
Falso. Come ricorda l’Inran (Ente pubblico di ricerca su alimenti e nutrizione) «Non è vero che occorra preferire le acque oligominerali rispetto alle acque maggiormente mineralizzate per mantenere la linea o “curare la cellulite”. I sali contenuti nell’acqua favoriscono l’eliminazione di quelli contenuti in eccesso nell’organismo. Nei bambini, in particolare, sarebbe bene non utilizzare le acque oligominerali in modo esclusivo, ma bisognerebbe alternarle con quelle più ricche di minerali, in quanto una diuresi eccessiva può impoverire di sali minerali un organismo in crescita.»
L’eccessivo calcare contenuto nelle acque di rubinetto favorisce i calcoli renali
Falso. Come spiega la guida dell’Inran: le persone predisposte a formare calcoli renali devono bere abbondantemente e ripetutamente nel corso della giornata, senza temere che il calcio contenuto nell’acqua possa favorire la formazione dei calcoli stessi: anzi, è stato dimostrato che anche le acque minerali ricche di calcio possono costituire al riguardo un fattore protettivo e la capacità dell’intestino umano di assorbire il calcio contenuto nelle acque (spesso presente in quantità consistente) è considerata addirittura simile a quella relativa al calcio contenuto nel latte.
2 commenti:
Certo che le cifre sono incredibili.
Ed è chiaro che la statistiche sono statistiche, ma in Italia a mio avviso il sapore (che è il primo ed unico requisito che agli italiani interessa veramente) è diverso da comune a comune.
Poi c'è il discorso acqua frizzante, lì si può parlare solo di acqua in bottiglia. Gli altri mezzi hanno fatto sempre cilecca.
Parli di costo per produrre le bottiglie di plastica. Verissimo. Però non citi gli effetti del riciclo delle stesse (si producono altri prodotti una volta riciclate).
Ciò non toglie che anche io rimango dell'opinione che sia un problema di gusto e di non fiducia nella qualità dell'acqua potabile da parte degli Italiani.
Come fare ? ... non lo so ... magari incentivando le aziende private che invece di affidarsi alle macchinette intraprendano un qualche nuovo meccanismo di erogazione dell'acqua potabile per i propri dipendenti. Non so una bella fontanella nel centro degli open space !! magari potrebbe essere una nuova idea di business!
E' vero che la plastica si ricicla (dove si fa la roccolta differenziata), ma non sarebbe meglio usare plastica non riciclata?
Perchè non eliminare un processo di produzione, trasporto, imbottigliamento, trasporto, raccolta, trasporto, riciclo, trasporto ... con qualcosa che non produca effetti sull'economia e l'ambiente?
La raccolta differenziata e il riciclo sono un paliativo per ridurre di poco le conseguenze indesiderate di uno stile di vita non sostenibile.
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