mercoledì 25 giugno 2008

Leggi e media

Il ministro degli interni s'è accorto che la prostituzione è materia delicata e che ci vogliono almeno una quindicina di giorni prima di legiferarci sopra, e così il geniale emendamento Berselli-Vizzini sguscia dal decreto sicurezza e passa al disegno di legge, o forse agli archivi. Gli stessi Berselli e Vizzini del resto, un attimo prima di passare alla storia, si sono accorti che appiccicare il loro geniale emendamento in coda al decreto sicurezza correva il rischio di essere incostituzionale. I geniali emendatori e il ministro non potevano accorgersene prima? Sì, se avessero un'idea di che cosa vuol dire legiferare. Ma non ce l'hanno. Da quando ha messo piede in parlamento quattordici anni fa, la nuova destra italiana capitanata da Silvio Berlusconi crede che legiferare significhi sparare l'annuncio eclatante di una cosa che non si può fare, farlo rimbalzare su tutte le tv e le gazzette del regno, far sognare agli italiani una soluzione magica effetto di una bacchetta magica, e infine non farne nulla o quasi. Fino alla volta successiva, quando il copione ricomincia da capo.
La prostituzione è un problema, come sempre e oggi, in tempo di mercato globale e mercificazione totale, più di sempre? Un emendamento e via, le prostitute diventano «socialmente e moralmente pericolose», vengono sbattute in galera o al confino e come per incanto spariscono dalle strade e dalla vista. Poi si scopre che la prostituzione, come tutte le cose di questo mondo, è l'effetto di una catena di rapporti complessi - nella fattispecie, rapporti di sesso, di potere e di denaro -, che la bacchetta magica non funziona, che usarla contro l'elemento finale della catena, cioè le prostuitute di strada, senza attaccare gli altri, cioè gli organizzatori del traffico, è delirante, e il problema resta lì dov'era.
Nel frattempo però è stato raggiunto il risultato più importante, che non riguarda affatto il problema della prostituzione ma la semina mediatica del convincimento che le prostitute sono persone socialmente e moralmente pericolose, che basterebbe sbatterle in galera o al confino per levarsele di torno e che se il governo non lo fa è perché qualcuno, generalmente da sinistra, glielo impedisce. Dopodiché scatta l'immancabile sondaggio sulla percezione del rischio-prostituzione, dal quale risulterà che la maggioranza degli italiani ritiene che le prostitute sono moralmente e socialmente pericolose, che bisogna sbatterle in galera o al confino e che il governo voleva farlo ma non gliel'hanno fatto fare. E così la tavola è apparecchiata per il prossimo sussulto, le prostitute restano dove sono, i clienti e gli sfruttatori pure, senza che né l'opinione pubblica né il governo né il governo ombra ne abbiano tratto un solo elemento di conoscenza su: chi e perché si prostituisce; qual è il grado di disumanità di un mercato del lavoro che convince molte donne, soprattutto immigrate, che fra prostituirsi per 400 euro a notte e lavorare per 400 euro al mese è meglio prostituirsi; qual è il grado di alienazione che le porta sempre più spesso a sostenere che prostituirsi «è un lavoro come un altro»; qual è il grado di feticismo che porta molti uomini a preferire il sesso a pagamento al sesso implicato in una qualche relazione; chi e quanto ci guadagna e ci lucra sopra organizzando racket e sfruttamento; quali provvedimenti si potrebbero tentare per rendere tutto ciò meno disumano, ascoltando quello che le prostitute hanno da dire e magari da proporre, e hanno varie volte detto e proposto.
E' un copione disperante che si ripete da settimane a turno, sugli immigrati, sui rom, sulle prostitute, sui trans. Pare proprio che nel belpaese altra idea non circoli che quella di ripristinare la filosofia del grande internamento riveduta e corretta: tutti in galera o nei cpt, immigrati, rom, prostitute, trans, piccoli delinquenti (i grandi no, restano a piede libero) e tutti quelli che possono interpretare la parte dei devianti nella commedia all'italiana della normalità benpensante. In attesa che ricompaia anche la nave dei folli, l'ultimo sondaggio (Demos-Coop, su Repubblica di ieri) ci avverte che tutti gli italiani pensano che la criminalità sia in vorticoso aumento, due su dieci temono di essere rapinati, cinque hanno paura degli stranieri, otto vogliono sgombrare i campi rom, sei invocano le ronde e tutti i poliziotti e le videocamere.

0 commenti:

Posta un commento

Related Posts with Thumbnails