Marchionne contro l'UE
All´amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, non è andato giù il voto del Parlamento europeo che ha respinto le pressioni della lobby dell´industria automobilistica europea e che costringerà l´UE ad approvare regole restrittive sulle emissioni di CO2. All´assemblea dell´Associazione nazionale filiera industria automobilistica (Anfia) ha detto, infatti, ironicamente di condividere «lo zelo e la determinazione di chi, in sede europea, si spende per ridurre le emissioni. Ma, nel fare tutto questo, ci vuole anche una grande onestà. Onestà nel riconoscere gli sforzi compiuti. Onestà nell´ammettere che la tecnologia automobilistica, da sola, non potrà risolvere il problema.».
Secondo l´insolitamente nervoso Ad della Fiat, la proposta europea conterrebbe pesanti sanzioni che alla casa automobilistica italiana costerebbero centinaia di milioni di euro ogni anno, con penalizzazioni per i veicoli più piccoli e quindi meno inquinanti: «il costo che noi dovremmo sostenere non è che un modo per ridurre i costi ai costruttori di vetture più grandi.». E´ strano però che anche quei costruttori che secondo Marchionne sarebbero favoriti abbiano fatto fuoco e fiamme contro le nuove norme dell´UE. La Commissione Ambiente non ha risposto alle raccomandazioni del relatore Guido Sacconi: ha rigettato le richieste di posticipare l´obiettivo di 130g/km proposto per il 2012 e di indebolire le sanzioni per il mancato adeguamento alle norme. La Commissione ha anche approvato un obiettivo non vincolante di 95g/km di CO2 entro il 2020, soggetto a revisione nel 2014.
Per Marchionne invece ci sarebbe una specie di complotto politico-affaristico contro l´Italia (come se la Fiat non fosse una multinazionale che spesso costruisce le utilitarie all´estero): «In termini pratici, una sovvenzione diretta, da un costruttore all´altro, che non ha nessuna base nei principi di giustizia e imparzialità» e che sarebbe il risultato «di pressioni politiche rivolte a proteggere i singoli interessi di alcuni partecipanti al mercato dell´auto. La Fiat non intende tollerare tutto questo e farà "tutto il possibile per proteggere l´industria dell´auto italiana».
A Marchionne risponde Legambiente ribattendo che «L´industria italiana può vincere con modelli competitivi a basse emissioni» e il suo presidente Vittorio Cogliati Dezza sottolinea che «L´Italia deve necessariamente tutelare e promuovere le sue industrie ma per rendere realmente competitivi ed attraenti i prodotti made in Italy nel mercato internazionale deve puntare al meglio, investendo in tecnologia e innovazione. La decisione dell´UE risulta necessaria per spingere l´industria automobilistica ad adottare misure di mitigazione dell´impatto ambientale. Non sono accettabili proposte al ribasso che sviliscano le politiche messe in atto dall´UE contro i cambiamenti climatici. Pensiamo che questa debba essere la strada per tutta l´industria italiana perché, come ben sa il manager Fiat, solo attraverso la realizzazione di prodotti e processi di produzione ambientalmente sostenibili sarà possibile vincere la sfida della competitività».
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