Farmaci anticolesterolo ai bambini?
Recentemente, l’Accademia americana di pediatria ha stilato un documento, destinato ai medici che, a vario titolo, curano i bambini, con il quale si danno nuove indicazioni per la rilevazione dei livelli di colesterolo e per la terapia.
Appena uscite queste nuove linee guida, hanno sollevato una controversia come da tempo non si vedeva nei media americani. Centinaia di lettere hanno invaso le redazioni, al punto che due autorevoli quotidiani, il New York Times e il Boston Globe, hanno scritto sull’argomento editoriali molto preoccupati.
Che dice di così allarmante l’Accademia di pediatria?
Intanto sull’analisi del sangue. Mentre le linee guida di dieci anni fa raccomandavano l’esame della colesterolemia solo per i bambini nati da genitori con una storia di ipercolesterolemia familiare, adesso è raccomandato a tutti i bambini a partire dall’età di due anni, con una ripetizione dello screening ogni tre-cinque anni.
L’altro punto pesante come un macigno è l’abbassamento della soglia di età per il trattamento farmacologico, nel caso i livelli di LDL (colesterolo cattivo) superino i 190 mg\dl, dai dieci anni precedentemente previsti agli otto indicati adesso.
Infine, tra i farmaci che i medici possono usare, fin dalla prima battuta, in bambini di otto anni, sono state inserite anche le statine, i farmaci anticolesterolo più usati tra gli adulti. C’è davvero di che essere preoccupati!
Preoccupazione che, d’altra parte, ha espresso il New England Journal of Medicine, la più autorevole rivista medica del mondo che, con un editoriale di Sarah de Ferranti, direttore della Clinica di cardiologia preventiva all’ospedale dei bambini di Boston, ha messo in chiaro i rischi che si corrono con queste linee guida e, soprattutto, ha evidenziato un problema più di fondo che sta sfigurando la medicina.
Il colesterolo non è una molecola qualsiasi: è parte fondamentale e integrante delle membrane cellulari, va a costituire la mielina che ricopre gli assoni delle fibre nervose, è alla base della sintesi degli ormoni cosiddetti steoridei: ormoni sessuali maschili e femminili, cortisolo e altri corticosteroidi, vitamina D.
In particolare l’autorevole docente di pediatria, autrice dell’editoriale, ricorda che il cervello di bambini di otto anni è in pieno dinamico sviluppo con intere aree che subiscono processi di mielinizzazione, di costruzione di nuove connessioni e di riorganizzazione profonda, processi nei quali il colesterolo è il materiale nobile che viene utilizzato. Un blocco della sintesi del colesterolo tramite i farmaci che conseguenze ha sulla disponibilità di colesterolo nel cervello del bambino?
Nessuno onestamente lo sa. Ma che senso ha fare questo esperimento sulla pelle dei bambini, si chiede la De Ferrante. Inoltre, le statine, a differenza di altri farmaci, bloccano la sintesi endogena del colesterolo e con essa bloccano anche la sintesi di altre importanti molecole come il coenzima Q10, un potente antiossidante, la cui carenza è probabilmente all’origine dei gravi effetti collaterali visti con l’uso di questi farmaci negli adulti: da semplici dolori muscolari fino alla distruzione delle cellule muscolari.
Rischi gravi quindi che non varrebbe la pena correre. E qui è l’aspetto più negativo della vicenda: la medicina contemporanea, invece che abbracciare la strada della prevenzione, combattendo il cibo spazzatura ricco di grassi saturi, l’uso abnorme della televisione che incrementa l’obesità giovanile, e favorendo la promozione dell’attività fisica e dell’esposizione alla luce solare, spalanca la porta all’industria farmaceutica che acquisirà un nuovo fiorente mercato.
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