domenica 29 marzo 2009

Acque minerali italiane

Legambiente ed Altreconomia in un dossier presentato a Milano, hanno analizzato il mondo delle acque minerali italiano. Alcuni dati forniti nel rapporto parlano chiaro: gli italiani, sempre e comunque, continuano a preferire l’acqua in bottiglia. Nel 2007 ne hanno consumata ben 12,4 miliardi di litri, (196 litri pro-capite all’anno) che pongono l’Italia al vertice in Europa per questa tipologia di consumo e al terzo posto al mondo, dopo Emirati Arabi e Messico. Non importa se l’acqua in bottiglia costa mediamente mille volte di più di quella che esce dal rubinetto. Non importa se l’acqua incide solo in minima parte sul costo finale alla vendita come dimostrano le stime dell’Eurispes (meno del 10%, mentre il restante 90% è suddiviso tra imballaggio, trasporto, costo del lavoro e pubblicità).
Legambiente ed Altreconomia osservano come i canoni di concessione pagati dalle aziende alle Regioni o alle Province, sono a dir poco irrisori e regolati in alcuni casi addirittura dal Regio decreto del 1927. Sicuramente questo è possibile per una carenza normativa dato che non esiste una Legge nazionale e ciascuna amministrazione decide in modo autonomo. Il canone corrisposto alle Regioni, oltre a non essere uniforme in tutta Italia è generalmente basso e non considera tutti i costi connessi all’attività di imbottigliamento, trasporto e consumo dell’acqua minerale. E’ assurdo pensare poi che la stessa risorsa idrica costi in Puglia solo 1 euro per ciascun ettaro di concessione, indipendentemente da quanta ne viene prelevata, e in Veneto 3 euro ogni mille litri imbottigliati oltre a 580 euro circa per ciascun ettaro. Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente afferma che "è necessario che tutte le Regioni italiane inadempienti adeguino immediatamente la normativa regionale ai canoni previsti dal documento di indirizzo della Conferenza delle Regioni del 2006, che prevede i costi minimi e massimi in cui devono rientrare le concessioni di acque minerali in base ai litri imbottigliati o agli ettari".
Questo documento citato da Ciafani, prevede la determinazione del canone anche in base ai principi di tutela e valorizzazione della risorsa idrica e in considerazione dell’impatto delle attività di prelievo e imbottigliamento dell’acqua sui territori in cui vengono rilasciate le concessioni e propone dei criteri come riferimento per la definizione del canone.
L’acqua minerale è una risorsa pubblica fino a che si trova in falda, diventa prodotto che sta sul mercato quando viene imbottigliata.
Quindi noi cittadini possiamo incidere sul mercato e salvaguardare la risorsa acqua, semplicemente superando le diffidenze verso le acque del rubinetto. Per questo è necessario promuoverne sempre di più il suo uso, perché è buona dal punto di vista organolettico (nella maggior parte dei casi), economica, controllata, sicura e non inquina. Questi sono i motivi per cui Legambiente e Altreconomia promuovono insieme l’acqua del rubinetto in tutta Italia, nelle case e nei pubblici esercizi con la campagna "Imbrocchiamola".

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