domenica 1 novembre 2009

Arrivano i nuovi stadi e sparirà vecchio territorio

Nei prossimi anni gli stadi diventeranno la scusa per una nuova fase di speculazioni edilizie.
Le prossime realizzazioni che saranno gestite direttamente dalle società, saranno favorite da un disegno di legge intitolato "per favorire la costruzione e la ristrutturazione di impianti sportivi e stadi anche a sostegno della candidatura dell'Italia a manifestazioni sportive di rilievo europeo o internazionale". Approvato all'unanimità dalla commissione Cultura del Senato.
Secondo il relatore Cosimo Sibilia, senatore del Pdl ed ex Presidente dell'Avellino Calcio, i nuovi stadi sono un primo passo fondamentale per aggiudicarsi la fase finale dei campionati europei di calcio del 2016, oltre ad essere un volano eccezionale per l'economia delle città.
Purtroppo è lo stesso decreto legge a classificare come pubblica utilità, indefferibilità e urgenza e ad inserire in un piano straordinario triennale la realizzazione di questi nuovi impianti, che sono una via di mezzo tra stadi e centri commerciali. Per questo, all'articolo 4, "Individuazione di aree per la realizzazione di nuovi stadi o di complessi multifunzionali", il Ddl prevede che "il Sindaco del Comune, entro sessanta giorni dalla presentazione dello studio di fattibilità al Comune, promuove, anche al fine di approvare le necessarie varianti urbanistiche e commerciali e per conseguire l'effetto di dichiarazione di pubblica utilità e di indifferibilità ed urgenza delle opere, un accordo di programma ai sensi dell'articolo 34 del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, che deve necessariamente concludersi entro e non oltre sei mesi dalla presentazione dello studio di fattibilità".
Quindi ancora una volta, come prassi per lo sfruttamento e consumo del territorio italiano e dello sviluppo commerciale, la variante ai piani regolatori sarà comune a tutti i progetti. Ne sono un esempio i progetti già presenti per i uovi stadi di Roma, Lazio, Fiorentina, Genova e Palermo che per essere realizzati dovranno andare in deroga ai piani regolatori esistenti e ai piani ambientali regionali.

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