giovedì 21 gennaio 2010

Cosa vogliamo riformare oggi?

"Riforma" è la parola più abusata e che apre tutte le porte della politica italiana. Non esistono comizi politici o sindacali che non la nominino almeno una volta.
Per anni il concetto di riformare è stato legato a quello di ricerca della democrazia e faticoso raggiungimento degli obiettivi della Costituzione. Per questo motivo la spinta riformista era più un cavallo di battaglia di delle opposizioni politiche nei confronti di quelle conservatrici di Governo. Ma c'è un perchè se adesso anche quelli di Governo si autodefiniscono riformatori o riformisti. Perchè è cambiato il concetto di riforma. L'obiettivo della riforma non è più la struttura della società, ma i rapporti istituzionali e le personalizzazioni, molto spesso con la scusa di una emergenza inesistente.
Cambiando obiettivi, le riforme hanno assunto un ruolo opposto a quello che avevano e tendono ad allontanarsi dai principi costituzionali. Ad esempio riducendo i diritti sociali, impoverendo la scuola pubblica, istituendo un federalismo non solo fiscale che limita la solidarietà nazionale. Ulteriore pericolo è dato proprio dal fatto che le riforme proposte si scontrino con la Costituzione e quindi è una conseguenza logica quella che la Costituzione stessa sia obiettivo di riforme.
La riforma giudiziaria prossima al varo non rappresenta la realizzazione delle promesse della democrazia e della Costituzione, ma il bisogno del Presidente del Consiglio di salvarsi dai guai personali. L'emergenza è proposta è data convincendo l'opinione pubblica che senza una riforma urgente per salvare lui, sarà l'Italia intera a rischiare. E' evidente che non è l'Italia ad aver bisogno di "queste" riforme.
Ci vorrebbe un po' di coraggio che questo non è il momento di riformare (almeno con il concetto in voga), ma di conservare quanto di buono le vecchie riforme avevano dato. Salvare il salvabile e poi ripensare alle riforme per quello che dovrebbero essere e non sono più. Riforme che estendano i diritti sociali, arricchiscano e modernizzino la scuola pubblica e la ricerca, istituisca un federalismo fiscale reale che mantenga la solidarietà nazionale, si avviino quelle importanti liberalizzazioni strategiche che mai nessuno ha avuto il coraggio di affrontare (energia, trasporti, telefonia, viabilità, gas, finanza).

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